Sud devastato dalla rimodulazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza proposto da Fitto, la nostra regione perde il 46% delle risorse: un terzo dei tagli, 333 milioni, nella provincia di Reggio Calabria
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A volte, i numeri riempiono il vuoto lasciato dalle parole, dalle sigle e dagli acronimi: così, aggiungendo alla parola "definanziamento" la cifra 905 milioni, si capisce quanto la Calabria sarà penalizzata dalla rimodulazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza proposto dal ministro Fitto e inviato a Bruxelles per approvazione.
Facciamola ancora più semplice, per far sì che sia immediatamente comprensibile quanto questo taglio sia pesante per la nostra regione: agli enti locali calabresi erano stati affidati 1.943 milioni, mentre la proposta di definanziamento farebbe perdere alla Calabria più di 905 milioni, quasi la metà delle somme. Un taglio lineare e netto, il 46,5% (tra questi anche alcune misure già andate a bando e con procedure avviate) che spariscono così, con un colpo di mano, in un blitz estivo che ha il sapore della beffa per tutti i cittadini.
Pnrr, la Calabria perde 900 milioni: ecco tutti i dati
Secondo la proposta del ministro Fitto, sono 6 le misure che saranno definanziate e per le quali non saranno utilizzati fondi del Pnrr. L’elenco è ormai noto, dato che la proposta è di fine luglio: si passa dall’efficienza energetica dei comuni alla rigenerazione urbana, dalla riduzione del rischio idrogeologico ai fondi per la transizione verde attraverso impianti innovativi e utilizzo dell’idrogeno fino ad arrivare a fondi per il sociale, ai beni confiscati alle mafie ed alla valorizzazione del verde urbano.
Un taglio di 16 miliardi, per i quali come già detto non saranno utilizzati fondi del Pnrr. Non tutti i territori, però, verranno colpiti in maniera uniforme: a causa dei tagli a questi progetti, la Calabria perderà ben il 46,58 per cento delle risorse assegnate agli enti locali. Un vero e proprio dramma, che colpisce anche misure in fase avanzata e che adesso apre un vero e proprio squarcio nella pianificazione dei comuni, che dovranno capire come andare a recuperare queste importantissime risorse e che iniziano a scalpitare. Sia in Anci nazionale che in Conferenza Stato Regioni, infatti, il tasso di nervosismo degli enti locali per la scelta di Fitto è molto alto e soprattutto è basso il tasso di fiducia circa le risposte alternative a questa crisi. Ma andiamo a vedere, nel dettaglio, cosa si perderà in Calabria settore per settore.
Pnrr, Reggio Calabria e Vibo Valentia le più colpite. Ecco tutti i numeri
I dati arrivano dall’elaborazione della Fondazione Openpolis, che incrociando i dati IFEL ha potuto mostrare sul suo sistema di monitoraggio cosa andranno a perdere i singoli territori. Nel dettaglio, la provincia più colpita sarà quella di Reggio Calabria, che andrà a perdere ben 333 milioni su uno stanziamento iniziale di 618,8 milioni. Una perdita percentuale importante, ben il 53,88% di tutto il plafond destinato ai comuni dell’area metropolitana. In percentuale, però, a pagare il prezzo più salato è la provincia di Vibo Valentia: se già quella vibonese è la provincia più povera d’Italia, con enti locali al collasso per il rialzo dei prezzi e tagli ai trasferimenti, adesso dovrà subire anche il taglio percentuale più alto. Se infatti allo stanziamento iniziale di 173 milioni andiamo a togliere i 99,99 milioni da definanziare, si raggiunge la non invidiabile percentuale del 57,23% di tagli rispetto al budget iniziale.
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Non ridono neanche gli altri territori calabresi: ai comuni della provincia di Catanzaro, che erano destinatari di 359 milioni per la riduzione del rischio idrogeologico, la transizione green e le aree interne, verranno tagliati 135 milioni di euro. Tagli pesanti anche nella provincia di Cosenza: i comuni, infatti, avranno circa 274 milioni in meno rispetto agli accordi iniziali che prevedevano misure per 658 milioni (-41,64%). Sfonda la soglia del 40% anche la provincia di Crotone: saranno 60 i milioni in meno che arriveranno per i comuni pitagorici, rispetto ai 133 iniziali. Ne restano attualmente 72,87, con un taglio percentuale dunque che si attesta intorno al 45,11%.
Pnrr, il taglio si ripercuote sui fondi di coesione: Por a rischio?
Il ministro Fitto ha precisato, a più riprese, che questi soldi non saranno persi e nessuna di queste misure verrà cancellata, ma che semplicemente verranno trovate altre risorse per finanziarle, con scadenze più agevoli e meno stringente. L’indiziata numero uno a Roma è la politica di coesione: l’idea del titolare degli Affari Europei, infatti, è quello di utilizzare i fondi di coesione (per dirla banalmente, i fondi europei dei Por e delle altre misure assegnati alle regioni ed ai ministeri) per completare questi lavori.
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Questo potrebbe dire, però, stravolgere totalmente l’assetto iniziale e le divisioni dei soldi che dovrebbero essere utilizzati sui territori: usare i soldi del Por per finanziare i tagli al Pnrr vuol dire banalmente cambiare le misure. Se si dovranno utilizzare risorse europee per coprire questi tagli, rischiano di saltare misure di sostegno alle imprese, fondi alle startup, procedure per finanziare macchinari innovativi e tutte quelle procedure che portano competitività e sostegni ai cittadini e che sono proprie dei fondi di coesione. Insomma, da qualsiasi lato la si tiri, la coperta rischia di essere corta. Si attendono quindi nuovi dettagli con tanti dubbi e una certezza: i novecento milioni in meno del Pnrr per i calabresi.