Il segretario regionale del Mre critica aspramente il Pd, un partito in cui a suo avviso non si dà valore all'ascolto e alla diversità di posizioni e idee
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Il coordinatore regionale dei Repubblicani Europei (l’Mre) Carlo Piroso non ha dubbi: la proposta di amministrazione di Catanzaro di Valerio Donato è la migliore possibile. Senza se e senza ma, anche perché lui stesso in tempi non sospetti (a dicembre scorso), aveva parlato in un’intervista a LaC della necessità di formazione di un fronte ampio e aperto a chiunque avesse a cuore le sorti della città con un candidato a sindaco che fosse stimato bipartisan e quindi in grado di mettere insieme le forze sane del territorio. Una sorta di primogenitura dell’embrionale idea, maturata in quella “chiacchierata”, che si è poi effettivamente strutturata con il prof Donato. E il segretario del partito nato all’inizio del Terzo Millennio a livello nazionale dalla scissione con lo storico Pri lo rivendica con orgoglio: «Serviva una figura capace di portare avanti un progetto di gestione del territorio aperto a 360 gradi. Qualcuno che magari, proprio come Donato, facesse parte del mondo delle professioni o appartenesse alle categorie virtuose in grado di produrre qualcosa di buono e di tangibile per la nostra amata Catanzaro».
Ma perché Piroso, un altro ex Pd, ha scelto nel 2019 la via dell’Mre e adesso del prof Donato, che pur provenendo dai Dem come lui a queste ormai sempre più imminenti elezioni vi si contrappone?
«Ho deciso di entrare nel Movimento Repubblicano quando mi sono reso conto che nel partito in cui militavo, tanto a livello regionale quanto locale, non vi fosse spazio per una proficua dialettica mentre nell’Mre si dà grande valore all’ascolto e si rispetta la diversità di pensiero, arrivando sempre a una sintesi fra le varie anime e sensibilità. Pensi a come invece nei Dem non si è avuta la capacità, o forse la volontà, di far risaltare personalità quali Valerio Donato e Aldo Casalinuovo, tanto per citare due esempi di stringente attualità per il ruolo di protagonisti assunto adesso da entrambi».
Ma quindi, secondo Piroso, c’è un problema di “casta” nel Pd in cui solo alcuni vengono premiati a scapito di altri?
«Non c’è dubbio. Sono state bruciate tre generazioni sull’altare dell’interesse di pochi. Un delitto politico di cui si sono utilitaristicamente giovati i figli succubi di una direzione romana, che dà le carte e agisce in modo cinico e calcolatore. E qui torno al concetto espresso poc’anzi, ovvero a profili di spessore come quelli di Donato che qualcuno ha per così dire messo in una sfavillante vetrina sentenziando “sono lì, ma guai a toccarli”. Salvo evocarli, facendo vedere di che risorse fantastiche si dispone ma mai puntando su di loro».
Si è capito che per Piroso lo slogan è "Donato forever”, ma bisogna convincere la maggioranza dei catanzaresi che è l’uomo giusto per il “Dopoabramo”. In altre parole, potrà guidare al meglio la città successivamente alla quasi interminabile sindacatura Abramo? Il leader dei Repubblicani Europei di Calabria, naturalmente, non ha la minima incertezza a riguardo: «Affermo in maniera perentoria, e senza tema di smentita, che è l’unico con le qualità per portare il capoluogo fuori dal pantano in cui si dibatte da decenni con scarsa fortuna. Lo credo sin dalle Comunali del 2011. Basta, del resto, rimarcare il successo che registrano i suoi incontri pubblici, soprattutto nelle periferie. Dove il nostro apprezzato Valerio tocca con mano le tante esigenze dei quartieri più disagiati. La gente, quindi, gli dà già fiducia, avendo capito che ha notevoli doti attraverso cui può prendersi carico delle complesse problematiche da cui è afflitta la città ormai da tempo immemore».