Le gabbie sono fatte per essere violate. O quantomeno per provarci. A rompere le sbarre del “politicamente corretto” è stata Antonella Grippo, che nell’ultima puntata di Perfidia, su LaC Tv, si è lanciata al galoppo su uno dei suoi più allenati cavalli di battaglia, quello contro l’ipocrisia di un linguaggio pubblico che si fa sempre più settario e intollerante, paradossalmente proprio in nome della tolleranza e dell’inclusione. Chi sgarra, spesso, è fuori. Così, molte parole vengono bandite (per alcune, a dire il vero, era ora che finissero al buio in cantina), ma il confine tra giusto e sbagliato si fa sempre più incerto. Il risultato è una gabbia, come il titolo della puntata, che accoglie sempre nuovi termini messi ai ceppi.

Tanti e come sempre autorevoli gli ospiti, ma - visto il tema - il vero mattatore è stato l’ex presidente facente funzioni della Calabria, Nino Spirlì

Già quando si è ritrovato all’ultimo piano della Cittadella, dove è restato un anno, in piena era Covid, dopo la morte di Jole Santelli, Spirlì ha conquistato le cronache nazionali rivendicando l’uso di parole bandite, come quella con la N. Non è cambiato da allora, tranne che per un particolare non certo di piccolo conto per un “politico”. «La Lega non è più la mia casa», ha rivelato a Perfidia. Affondando il colpo su Salvini, «che ha tradito le promesse». «Matteo è una gran testa di Matteo», ha detto Spirlì, stavolta rinunciando a essere più esplicito, anche se l’eufemismo è stato chiaro. «Sono sempre stato “slegato”, anche quando sembravo legato – ha continuato, facendo leva sul gioco di parole –. Non ho più rapporti con la Lega e penso che anche la Calabria abbia pochi legami con il Carroccio. I leghisti calabresi sono tutti fessi». Insomma, capitolo chiuso, nonostante i tanti vecchi selfie con quella «gran testa di Matteo» puntualmente sparati sui social e l’ambizione accarezzata per poco tempo di diventare vicepresidente di Occhiuto in quota Lega all’indomani della sua vittoria.

In studio, insieme allo scrittore Michele Drosi, conosciuto anche come il biografo dell’ex governatore Mario Oliverio, c’era il consigliere regionale del M5s, Davide Tavernise, al quale non è dispiaciuto più di tanto fare da sparring partner a Spirlì.

La prima scaramuccia è stata sull’imborghesimento dei cinquestelle, ormai «sgrillinizzati», secondo Spirlì, che ha insistito: «Fanno molta tenerezza. Sono come quei figli di puttana che vogliono diventare preti. Ma quand’è che rinuncerete a questa insopportabile volontà di apparire sempre come dei bravi ragazzi?». Dal canto suo, Tavernise ha mantenuto l’aplomb istituzionale e ha elogiato Conte, ammettendo però che il Movimento di oggi è molto diverso da quello delle origini e molto lontano da Grillo.

In collegamento con lo studio, l’economista Giuliano Cazzola ha invece riservato la sua “perfidia” al Governo, affermando «che non ha votato e non voterà mai per chi ora forma l’esecutivo, nonostante sia stato a suo tempo un parlamentare del Popolo delle libertà». Nel corso della puntata, anche l'intervento di Stefania Craxi che ha ricordato il padre Bettino a pochi giorni dal 24esimo anniversario della sua scomparsa.

Con Giuseppe Cruciani, giornalista e conduttore radiofonico della scorrettissima trasmissione La Zanzara, il discorso è tornato nell’alveo del tema della puntata: «Oggi è tutto sotto controllo, tutto sezionato e vivisezionato per cercare di non offendere nessuno. In altre parole, è un mondo di merda».

In collegamento c’era anche l’ex ministro dem Paola De Micheli, che non ha lesinato critiche alla segretaria del suo partito, Elly Schlein, che a suo dire ha fallito gli obiettivi del mandato che le era stato affidato, «perché non è riuscita a dare un profilo moderno e identitario al Partito democratico». «Ma un Pd debole – ha avvertito – è un problema per la democrazia in Italia».

Piccola pausa per esigenze fisiologiche di Spirlì, che non si è fatto scrupolo di annunciare in onda la sua necessità di raggiungere il bagno degli studi di LaC, poi si è passati ai fuochi d’artificio finali, quelli della confessione con tanto di inginocchiatoio. Qui, l’ex presidente ff della Calabria ha continuato a bastonare il suo ex partito esprimendo singoli giudizi trancianti su ognuno dei maggiori rappresentanti del Carroccio in Calabria, oltre a rispondere senza inibizioni alle domande più intime che gli poneva la voce fuori campo del Diablo, al secolo Antonella Grippo. 

Una sincerità che ha spinto Tavernise a essere altrettanto schietto, quando è toccato a lui inginocchiarsi e confessare. La risposta più “politica” è stata quella data quando El Diablo gli chiesto chi fosse il consigliere regionale più fesso. «Il mio collega di partito», ha risposto Tavernise senza indugi. E siccome nel Consiglio regionale della Calabria i rappresentanti dei cinquestelle sono attualmente soltanto due, il mistero è durato poco.

È possibile rivedere l'intera puntata di Perfidia su LaC Play.