«Anche in Calabria e in politica non tutto ha un prezzo. La nostra è, innanzitutto, una battaglia di dignità e di libertà al servizio degli interessi puliti del popolo calabrese. Per quanto ci riguarda noi e sulle nostre scelte di stare in campo in maniera autonoma nella prossima competizione elettorale regionale, decideranno esclusivamente gli elettori».

Così, un paio di giorni dopo Ferragosto, il Coordinamento Comitati Oliverio Presidente ha chiesto all’ex governatore di sciogliere le riserve e di rituffarsi nella competizione elettorale. E lui, non ci ha pensato su due volte, lanciando una nuova sfida politica, l’ennesima della sua quarantennale carriera politica, al sistema che l’ha isolato e messo da parte. Almeno questa è la convinzione del politico di San Giovanni in Fiore.

D’altra parte la candidatura di Mario Oliverio è segnata dai continui appelli all’unità, da raggiungersi in una maniera che però non ha convinto quelli che oggi sono i suoi avversari per la corsa alla Cittadella. Ma l’ufficialità della sua discesa in campo non è arrivata repentinamente all’appello dei suoi Comitati. La strategia messa in atto, ha previsto un passaggio ulteriore con la convocazione di una conferenza stampa attesissima che alla fine è saltata. Anche se i soliti ben informati parlano solo di “motivazioni tecniche”. Fatto sta che proprio il 19 agosto Mario Oliverio ha rivolto un accorato appello tanto ad Amalia Bruni, quanto a Luigi de Magistris a fare un passo indietro, così come era pronto a farlo lui. Un passo indietro prodromico di un incontro a tre al fine di indicare un nome nuovo, condiviso, in grado di riunire le varie anime del campo progressista e riformatore, per mettere a disposizione ogni energia e progettualità per definire una strategia vincente rispetto al centrodestra.

Oliverio rimane però inascoltato. La Bruni gli chiede di fare un passo indietro e collaborare con il centrosinistra “ufficiale” e de Magistris, con il quale sono entrate in azione le diplomazie per cercare punti di contatto, alla fine ha risposto picche.

La sua battaglia – ha ripetuto a lungo - è una battaglia politica contro il Partito democratico dei commissari e contro la scelta di non svolgere le Primarie, strumento di democrazia partecipata attraverso il quale nel 2014 fu indicato il suo nome.

La candidatura in solitaria è però per Oliverio anche una sorta di rivincita rispetto al calvario che l’ex presidente ha percorso – dal dicembre del 2018 al gennaio scorso - per una vicenda giudiziaria da cui ne è uscito assolto dopo che la Dda ha deciso di non proporre appello alla pronuncia della Corte di Cassazione. Vicenda che vide Oliverio sottoposto anche ad un provvedimento cautelare.

Proprio per questo, dopo la condanna di Mimmo Lucano, capolista di Un’altra Calabria è possibile con Luigi de Magistris, si è recato fino a Riace per esprimere vicinanza all’ex sindaco, in un gesto non solo simbolico, ma carico di significato.

A chi gli chiede un commento sul Pd che ha escluso lui, perché considerato divisivo, passando da Pippo Callipo ad Amalia Bruni risponde: «Errare è umano, perseverare oltre che diabolico è suicida. Se fossi capace di minare la vittoria del centrosinistra significa che hanno sbagliato a non interloquire con me. Io invece dico che una sinistra senza la partecipazione democratica è come una persona senza aria. Io non ho chiesto niente. Sono in campo per porre un argine a questa deriva disastrosa, perché la Calabria non può essere trattata come una colonia».

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