Fiducia in Consiglio comunale? «Ti faremo sapere». Finisce come nei più classici colloqui di lavoro senza grosse speranze la riunione tutta interna al Pd, che rimescola tutte le carte e mette a dura prova la tenuta della maggioranza di centrosinistra al Comune di Reggio Calabria. Che adesso non appare più così scontata. È questo ciò che emerge dall’incontro riservato che ha visto partecipare gli esponenti del Partito democratico, il sindaco sospeso Giuseppe Falcomatà e il ministro per gli Affari regionali e responsabile nazionale Enti locali, Francesco Boccia. Il quale è stato più che esplicito: «Non puoi fare quello che vuoi», ha detto rivolto al primo cittadino sospeso dalla carica a causa della condanna a un anno e 4 mesi nel processo Miramare.

Gelo tra Boccia e Falcomatà

In un clima decisamente gelido, i democrat hanno chiesto conto a Falcomatà delle ragioni per le quali sia stata assunta una decisione come quella di nominare due vicesindaci entrambi non appartenenti al partito di maggioranza della coalizione, e cioè Italia Viva al Comune (con Brunetti) e Azione alla Metrocity (con Versace). Da quel che trapela, il sindaco sospeso non ha fornito una spiegazione particolarmente convincente sull’origine della sua scelta, mentre ha a sua volta chiesto le ragioni per le quali, ad oggi, non sia ancora pervenuta una nota di sostegno da parte del Partito democratico, come invece sta accadendo da parte di molti esponenti politici singoli e sindaci anche di altro colore politico. E la risposta non si è fatta attendere: non una dimenticanza o una strategia meramente attendista, ma una precisa scelta da parte dei vertici democrat. Insomma, nessun sostegno è stato volutamente mandato al sindaco di una città metropolitana. Uno strappo in piena regola quello deciso dai vertici nazionali del Largo del Nazareno.

Fiducia in Consiglio? Tutto da decidere

E che l’aria fosse estremamente tesa lo si è capito nel momento in cui si è affrontato l’argomento cardine della discussione: il ruolo che dovrà avere il Pd in questo nuovo esecutivo disegnato da Falcomatà a trazione decisamente diversa da quella avente i colori dei democrat. Qui Boccia è stato categorico. Riservandosi tutte le determinazioni al momento nel quale vi sarà un diretto confronto con gli esponenti locali del Partito democratico, il ministro ha gelato il sindaco sospeso: «Ti faremo sapere se ci saranno ancora le condizioni per andare avanti». Queste, in estrema sintesi, le parole che hanno lasciato tutto in sospeso. Perché, a quanto pare, quella di Boccia non è una frase di circostanza, ma una presa di posizione durissima da parte del partito nazionale su una scelta che – è evidente – non è stata concordata con nessuno di coloro che avrebbero dovuto e potuto dire qualcosa in merito alla scelta della guida delle due amministrazioni.

I possibili scenari

Per un verso, dunque, un mancato sostegno a Falcomatà; per altro verso, una decisione ancora tutta da prendere. Le conseguenze? Potenzialmente devastanti per la maggioranza consiliare a Palazzo San Giorgio. Perché se il Partito democratico dovesse mai decidere, dopo il confronto con i consiglieri comunali, di dire basta a questa esperienza, l’unica strada sarebbe il ritiro della fiducia all’interno dell’assise di Piazza Italia. Con l’ovvia conseguenza di una fine anticipata dell’esperienza di Falcomatà e della sua squadra. Un’evenienza che sembrava scongiurata nelle scorse ore, ma che adesso sta tornando prepotentemente d’attualità. Del resto, dalle parti del centrodestra non si aspetta nient’altro: un eventuale strappo definitivo sarebbe accolto immediatamente con l’obiettivo di tornare alle urne già alla prossima primavera.

In caso contrario, il Pd potrebbe decidere di continuare a dare fiducia a Brunetti e Versace. Ma quali dovranno essere le assicurazioni nei confronti del partito? Quali le garanzie? È qui che si gioca una partita delicatissima, in cui la mossa d’anticipo e d’astuzia di Falcomatà rischia di diventare un drammatico boomerang.

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