Enzo Romeo va controcorrente rispetto al gruppo dirigente in vista dell’appuntamento congressuale di fine febbraio: «Sarà un congresso vero, una vera assise»
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All’iniziale ricerca di unità, però, richiesta con forza e determinazione dal gruppo dirigente regionale e provinciale del Pd, su esplicita indicazione della direzione nazionale, la partita congressuale si è poi conclusa con una spaccatura: sono, infatti, due gli aspiranti alla carica di nuovo segretario provinciale del partito vibonese di Enrico Letta, i quali rappresentano altrettanti gruppi interni al Pd locale. Li ricordiamo ancora: si tratta del giovane e da sempre militante nei dem Giovanni Di Bartolo, e dell’ex sindaco di Maierato Sergio Rizzo.
Non solo: per giorni l’ex consigliere regionale e già sindaco di Serra San Bruno Luigi Tassone ha meditato anche lui una sua possibile scesa in campo in antitesi con il gruppo dirigente ad ogni livello. Aspirazione, poi, stoppata soltanto dal lavoro portato avanti dal segretario regionale Nicola Irto nelle ultime e intese ore che hanno preceduto la scadenza per la presentazione delle candidature.
Dunque, l’unità interna è comunque mancata e partito spaccato su due fronti ben circoscritti e riconoscibili: da una parte il gruppo dirigente con Giovanni Di Bartolo candidato, con Sergio Rizzo invece troviamo parte della base del partito ed, evidentemente, qualche dirigente fuori dal coro, militanti che dunque non hanno condiviso le scelte adoperate dai vertici arrivando a contestare merito e metodo. La convergenza su un unico candidato, insomma, non si è trovata. Tutt’altro. A fronte, invece, di una forte volontà in tal senso espressa più volte dal gruppo dirigente locale e regionale.
C’è chi va controcorrente
Ma non la pensa e non la vede necessariamente in questo modo Enzo Romeo, il quale, a costo anche di apparire controcorrente rispetto al pensiero unico che sembra attraversare i vertici democrat provinciali e di altre latitudini, spiega invece che «la democrazia di un partito è bella proprio per questo. Perché – aggiunge l’esponente del Pd – consente a chiunque di misurarsi in un momento importante per la vita politica di un partito, qual è appunto lo svolgimento di un congresso. Non è sempre detto che bisogna arrivare con un unico e solo candidato alla segreteria. Se la base – puntualizza in proposito il massimo responsabile dell’assemblea provinciale dem – ha ritenuto di non essere stata particolarmente coinvolta in alcune decisioni ed ha, quindi, voglia di dire la sua in fase congressuale, presentando un proprio candidato o più candidati, ritengo che non ci sia nulla di strano. Per intenderci: nessun gioco al massacro. Vorrà dire che ognuno poi avrà il peso che merita in base alla propria forza interna».
Detto questo, il presidente dell’assemblea provinciale democrat fa presente che «la discussione, il dialogo e il confronto rappresentano il vero patrimonio di un partito in quanto dimostra di essere una forza aperta e democratica. Parlare e parlarci – sottolinea ancora l’interessato – dovrebbero essere occasione di arricchimento per chi svolge la nobile arte della politica. Sbagliato chiudersi pensando che la propria idea sia la migliore in assoluto. Credo, invece, – queste le parole conclusive di Enzo Romeo – che la costruzione di una piattaforma programmatica debba avere il contributo di tutti. Nessuno escluso».