«All’incontro con Stefano Bonaccini di qualche giorno fa c’era tutto l’apparato del PD, schierato in prima fila a spellarsi le mani, preoccupato ad accreditarsi con il futuro segretario del partito». È quanto afferma Ernesto Palma, docente presso l’Università Magna Grecia di Catanzaro, che sostiene Gianni Cuperlo candidato a segretario del Partito Democratico.

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«Non mancava proprio nessuno - continua Palma - dal segretario regionale a quello provinciale, dal presidente del partito regionale a quello provinciale, insieme ad una serie di solite figure che non sono mai mancate e che non mancano mai, sempre presenti a contendersi il solito spazio che da anni occupano, testimoniando un partito che non include più, chiuso all’esterno geloso della propria identità e completamente avulso dai territori».

«Popper nel suo “Mito della cornice, sosteneva che non è il dipinto che conta ma la cornice che gli sta attorno e quindi la verità può cambiare da una cornice all’altra ed aveva proprio ragione, guardando quella sala e quell’entusiasmo svigorito ho avvertito un senso di solitudine probabilmente dispiegato in quella ineluttabilità di un prossimo futuro che presto mostrerà la propria vera natura».

«Anche per Bonaccini - si legge ancora nella nota di Ernesto Palma - il percorso è stato sempre lo stesso, nessuna novità, una ritualità invecchiata negli anni, prima l’incontro con gli iscritti a seguire Progetto Sud da Don Giacomo Panizza ed infine Rosarno la Fattoria della Piana».

«Questa è un segno che rivela una fragilità, un modo di porsi, è meglio affidarsi al sicuro, a quello che è rodato, codificato da anni, proporre novità è sempre un rischio, siamo disabituati ad osare anche nelle cose più banali temiamo di perdere quel poco che abbiamo costruito non come comunità ma come conquista personale. Su questo fronte si gioca la partita, tra chi non ha nulla da perdere per difendere una storia fatta di idealità e di etica, non perché vuole scassare tutto, al contrario vorrebbe aprire sempre di più all’esterno e chi invece non lascia spazio, tutto per sé o per i propri amici, i bulimici del potere, infaticabili e mediocri sempre attenti a spostare le vele in direzione del nuovo vento che arriva. E qui che scatta la difesa, un tempo si usavano gli schemi secondari se i fatti mettono in pericolo l’ideale, occorre reinterpretare i fatti per salvare l’ideale, e in che modo, capovolgendo la realtà, costruendole una narrazione secondaria fatta di schemi interpretativi tanto sofisticati e sottili quanto lontani dal senso comune».

E ancora: «Ricordo un bel libro di Sciascia dal titolo: ”Candido ovvero un sogno fatto in Sicilia” che è la vera rappresentazione del conflitto tra l’evidenza e le protezioni degli schemi secondari. Una specie di riflesso condizionato o pavloviano di smontare la realtà per ricomporla a proprio uso e consumo da poter sopravvivere ad ogni scossa della storia. Possiamo continuare a far finta di nulla? Questa nostra indisponibilità a convivere con la verità ci ha convinti con il passare del tempo che va tutto bene, questo continuare a plasmare la realtà a nostro uso e consumo, ovattandola di falsità, rischia di portarci fuori dalla storia, se abbiamo ancora un pizzico di etica facciamo in modo che il tempo delle comparse svanisca e si consumi in fretta».

«Si è proprio così il Pd è pieno di comparse anzi di fantasmi, ci si esalta per il ruolo affidato o per fedeltà o per mutismo, scatole vuote ma ben infiocchettate, tutto quello che appare è un imbroglio, il resto non conta, nessuno lo chiede, è meglio sorvolare, tutto avviene all’insegna della conservazione e della chiusura. Se poi si ricorre ai capri espiatori per alzare la voce e delimitare lo spazio del proprio peso quando invece sarebbe opportuno un silenzio intelligente, il senso della dismisura è così traboccante che il ridicolo fa a pugni con il momento, si disconoscono storie e convivenze decennali appartenute con quella superficialità di chi dimentica presto».

«Come si spiega allora questo continuo scivolare settimanale verso percentuali sempre più irrilevanti, ci saranno pure ragioni, responsabilità, debolezze o tutto è in mano alla sorte o alla sfortuna che non ci dà tregua. Questa fase congressuale, la più lunga della storia, ci mette davanti ad un crocevia, dove vogliamo andare, quale direzione scegliamo, come riusciremo a sorprendere o ad emozionare il nostro elettorato».

«Per fortuna non tutti hanno scelto di stare da una parte chi come me ha scelto Cuperlo, insieme a tanti altri amici, lo ha fatto perché ritiene che la politica abbia ancora la necessità di ricorrere all’approfondimento della realtà, interpretare il susseguirsi degli avvenimenti per sintonizzare la politica alle novità, deve essere fatto con quell’etica rivolta sempre a rincorrere la verità senza la quale da tempo non riusciamo più nemmeno a respirare».

«Quello che serve è un bagno di umiltà che gioverebbe al partito e alla sua classe dirigente, senza veli e senza furberie, non un atto di accusa, non si vuole impiantare un’inquisizione politica, ma avere la serenità di riconoscere che è necessario partire da premesse diverse altrimenti l’approdo più prossimo sarà il fallimento».

«Tutto questo sembra che non sia molto gradito alla dirigenza locale che oltre ad avere la colpa di aver affossato il partito, manifesta un’insofferenza ed irritazione verso chi rivendica aperture ed inclusioni, ricorrendo alle solite meschinità anziché aprire dialoghi senza diffidenze e sospetti sempre più radicati, siamo arrivati al punto di non riconoscere più storie e culture che sono state il terreno le premesse che hanno portato alla nascita del PD. Questo congresso è l’ultima occasione, siamo fermi sul ciglio del burrone, solo una classe dirigente cieca ed ottusa non coglie questa opportunità per costruire il futuro di una comunità larga e condivisa, se non è così allora è meglio frantumarsi contro il muro dell’indifferenza, una comunità politica che manifesta interesse solo per il potere è una comunità priva di anima e di sensibilità».

«Nell’attesa - scrive in conclusione Palma -  ci auguriamo di poter vivere una nuova stagione politica in un ambiente salubre e pieno di luce, sperando che al più presto “tanti piccoli uomini che parlano tra loro di piccole cose” possano avviarsi verso il crepuscolo».