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"Una sinistra divisa è una sinistra che apre la strada alla destra". Così ha risposto il ministro della Giustizia, Andrea Orlando, giunto questa mattina all'università Magna Grecia di Catanzaro per un dibattito promosso dall'associazione BeGov sui temi della giustizia. Il Guardasigilli, esponente della corrente Sinistra Pd a margine dell’iniziativa, ha risposto ad alcuni quesiti riguardanti i recenti passaggi di numerosi esponenti del Partito Democratico calabrese nel movimento Mdp. "Noi abbiamo scelto, nonostante avessimo idee diverso dall'attuale maggioranza, di rimanere nel Pd. È però importante che il Partito democratico sia in grado di parlare ad un elettorato deluso e che in qualche modo non ha avvertito una sufficiente attenzione verso temi quali il Mezzogiorno e la povertà. Per questo è importante già nelle prossime ore lavorare sugli schieramenti e mandare un messaggio chiaro su ciò che vuole fare il partito durante questa campagna elettorale". Ad attenderlo all'ingresso dell’aula dove ha tenuto un convegno incentrato sui temi della giustizia c'era il consigliere regionale Carlo Guccione, l’esponente di Democratici e Progressisti Fabio Guerriero e Pino Soriero.
Guerra civile
Il ministro in un’aula affollata ha poi passato in disamina le recenti riforme della giustizia: “Il contesto che abbiamo trovato quando abbiamo iniziato a lavorare alle riforme – ha chiarito Andrea Orlando – era quello di un campo su cui si era consumata una guerra civile a bassa intensità, la giustizia era divenuto un terreno di scontro politico con un effetto di rovesciamento tra le parole e i fatti davvero inquietante. Non un provvedimento era stato varato da moltissimo tempo. Ora non tutto ciò che è stato realizzato negli ultimi anni non è stato fatto nel migliore dei modi ma parliamo di un dato di fatto quando sosteniamo che abbiamo legiferato non adottando interventi mirati a singole dinamiche”.
Tribunali da Terzo mondo
Il Guardasigilli ha portato ad esempio i dati riguardanti lo snellimento del processo civile a seguito dell’introduzione delle procedure di conciliazione. “Questo sistema – ha chiarito – ha funzionato molto bene nelle realtà territoriali dove la categoria forense e la magistratura hanno più spinto verso la conciliazione. Attualmente, abbiamo una geografia a macchia di leopardo, indice che non sono tanto le riforme a fare la differenza quanto la sua reale applicazione. Nel 2017 ci sono ancora tre milioni di cause pendenti, il raggiungimento di queste cifre ci ha consentito però di transitare dal 146° al 108° posto nella classifica che valuta le performance delle attività giuridiche e il suo impatto sull’economia”. “Per la prima volta – ha continuato - abbiamo misurato le performance dei Tribunali civili – ha continuato -, misurazione che ha consentito di sfatare diversi pregiudizi. Ad esempio, la Sicilia è divisa a metà: vi sono tribunali che si collocano nelle fasce alte e altri nelle fasce basse. Abbiamo sfatato anche il luogo comune secondo cui i tribunali con maggiori difficoltà sono quelli in cui vi sono carenze di risorse. Io stesso mi sono recato in visita in alcuni di essi e posso affermare che sette su dieci erano dotati di organici adeguati. Il problema risiede quindi in una non idonea o del tutto assente direzione. Questa classifica che è stata aggiornata annovera trenta tribunali tra quelli con un funzionamento sopra la soglia fissata dall’Unione Europea, vi è poi un’area intermedia e infine la fascia di coda in cui rientrano tribunali con performance da Terzo mondo. Nel 2011 l’Italia era poi una sorvegliata speciale e nel 2013 rischiava di essere condannata per la violazione dei diritti umani all’interno delle carceri per la presenza di oltre 14mila procedimenti aperti dinnanzi la Corte europea dei diritti dell’uomo. Nel 2017 siamo passati a 3mila e il prossimo anno saranno ulteriormente dimezzati”.
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La lotta al terrorismo e alla criminalità internazionale
Il ministro Orlando ha poi guardato oltre indicando ciò che ancora resta da fare individuando in un sistema di cooperazione giudiziario internazionale la risposta ai fenomeni di terrorismo e di criminalità internazionale. “Oggi chi colpisce l’Europa la vede come un unicum, in realtà fornisce risposte molto diversificate. Oggi la battaglia deve essere condotta nella direzione della costruzione di una giustizia sovranazionale”. E ancora la questione del merito in magistratura: “Bisogna superare il correntismo del Consiglio superiore della magistratura. Ma sono questi temi che consegniamo alla prossima legislatura consapevoli che in questa siamo riusciti a sanare in parte un conflitto che vedeva la politica assediare la magistratura quando questa si apprestava a svolgere la sua funzione o la utilizzava strumentalmente per sostituirla alla lotta politica. Il processo penale è così diventato uno strumento di ricambio della classe dirigente. In entrambi i casi è evidente che si è forzata e alterata la funzione del processo che ha solo il ruolo di accertare fatti che la legge punisce. Ecco perché bisogna avere cura nel mantenere una forte autonomia tra le due componenti”.