A cento giorni dal voto nella città ionica spirano venti di tempesta su dem e calendiani. Da una parte si invoca l'intervento di Irto, mentre dall'altra Costa accusa Graziano: «In Azione non esiste la democrazia»
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Spirano venti di tempesta sul Partito democratico e su Azione. A cento giorni dal voto amministrativo di Corigliano Rossano, la città calabrese più grande chiamata alle urne nella tornata elettorale di giugno, in casa dei calendiani e dei democrat non c’è pace.
E mentre la frangia calendiana esautorata – dalla fase di commissariamento, affidato al consigliere regionale Giuseppe Graziano – se ne va sbattendo la porta e accusando lo stesso commissario ed il partito di assolutismo, Bruno Villella definisce «imbarazzante e vergognosa» la situazione in cui versa il Pd di Corigliano Rossano. E per questo invoca l’intervento del segretario regionale, Nicola Irto.
In realtà da anni il Pd di Corigliano Rossano, anche in epoche pre-fusione, non riesce a superare – nella varie competizioni ed a vari livelli – lo “sbarramento” dell’8%. Dilaniato come in tutta la regione da mille correnti, potentati e truppe cammellate, il partito ionico è stato spesso guidato con strategie borderline, come le alleanze con Forza Italia (a Rossano nel 2016 con Stefano Mascaro sindaco) o gli apparentamenti ufficiali col centrodestra di Giuseppe Geraci (a Corigliano nel 2011).
Ed anche questa volta non sembra prospettarsi nulla di meglio. Il Pd, infatti, si spaccherà sulla dicotomia Stasi sì, Stasi no. Addirittura il segretario cittadino Franco Madeo starebbe mettendo in conto di non presentare il simbolo, come strategia per evitare al partito di contarsi e per risparmiarsi l’ennesima débâcle. Al momento lo scenario più plausibile, per il Pd ufficiale, quello detentore di quel simbolo – peraltro messo all’angolo dal tavolo di centrosinistra al quale però siede la corrente interna di minoranza legata al sindaco Stasi – è quello di stringere rapporti con Azione ed il centrodestra, per evitare di rimanere isolato e fuori dai giochi.
Villella: «Il partito non riesce a fare sintesi»
Sulla situazione in cui versano i dem di Corigliano Rossano è intervenuto l’ex vicesegretario regionale e segretario della federazione cosentina, nonché membro dell’assemblea nazionale, Bruno Villella. «A poche settimane dalla presentazione delle liste, il Pd della terza città della Calabria non riesce nemmeno a fare sintesi al suo interno. Altro che campi larghi. Qui non si riesce nemmeno a coltivare un orticello. Una situazione drammatica che investe le responsabilità del partito calabrese ad ogni livello», riferisce in una nota.
«L’inconsistenza e la precarietà di una sedicente classe dirigente, sempre più asfittica, è stata emarginata perché hanno prevalso gli interessi generali, fatti propri dalle locali classi dirigenti che hanno saputo consolidare il loro rapporto con il territorio, nel tempo. Invece, la storia politica di Corigliano Rossano palesa come sia stato possibile attivare una persistente azione di logoramento che con cinismo ha portato alla dilapidazione di un patrimonio politico ed elettorale. Ha prevalso la mediocrità – prosegue Villella – che ha alimentato solo le lacerazioni».
A riprova delle sue tesi, l’ex vicesegretario regionale del Pd cita le «numerose “trattative” con il sindaco Stasi, sempre dettate da mere logiche contingenti e strumentali e mai realmente rivolte a costruire un vero e necessario rapporto politico. Atti sciagurati, di grave irresponsabilità, che dopo anni e a pochi mesi dalle elezioni amministrative hanno trascinato il Pd locale nella misera condizione di non poter esprimere, ancora ad oggi, una posizione ufficiale, condivisa, sul Sindaco e sulla sua esperienza di governo, ormai a consuntivo».
Costa: «In Azione non esiste la democrazia»
In Azione, invece, ad alcuni non piace la politica dei due forni, di democristiana ispirazione. E così uno degli esautorati dalla linea commissariale di Graziano, Gianfranco Costa, non le manda a dire ed anzi, avanza accuse gravissime.
«In Azione – dichiara a LaC News24 – non esiste la democrazia. E lo dico perché abbiamo dovuto subire un commissariamento senza alcun problema evidente. Avevamo chiesto di andare a congresso, per decidere la linea politica, nonostante le posizioni diverse. È il bello della democrazia: c’è chi vince e c’è chi perde e si adegua. A quel congresso non ci siamo arrivati perché probabilmente l’avrebbe spuntata la linea che vuole il partito nella coalizione di centrosinistra a sostegno di Flavio Stasi sindaco».
«Le due “fazioni” – prosegue Costa – avrebbero dovuto confrontarsi democraticamente, giacché un partito che si definisce tale agisce in questo modo. Ed invece una linea è stata dettata anche senza un confronto ed un congresso. Chi ha deciso quella linea?» si chiede il giovane militante. Domanda ovviamente retorica, in quanto ormai è noto che l’indirizzo politico di Azione in Calabria sia dettato da Graziano. «Perché – insiste – avremmo dovuto seguire la linea di Graziano imposta senza i connotati democratici? Per questo io ed altri ce ne siamo andati». Con direzione centrosinistra e per l’esattezza la coazione, ormai definita, che sosterrà l’ex sindaco.
«Altrove (nel centrodestra, ndr) – puntualizza Gianfranco Costa – non solo non c’è uno straccio di programma ma regna il caos più totale. Col centrosinistra, invece, abbiamo trovato spazio di discussione e dove poter contribuire con idee. Insieme all’ex coordinatore Salvatore Sammarro e Maurizio Marghella – conclude – abbiamo deciso di imboccare l’altra via e di sostenere, col movimento Aria Nuova-Riferimento popolare, il centrosinistra e quindi Stasi. E lo faremo mettendo a disposizione della coalizione una lista elettorale».