«In che situazione siamo? A mare». Quella offerta da uno dei democrat più influenti della Calabria è un'immagine che, più che al sole e alle spiagge, rimanda al naufragio, all'inabissamento. Il Pd è una barca, i suoi dirigenti sono marinai: Seneca direbbe che per loro, adesso, non esiste vento favorevole.

Perché, dopo la candidatura a governatore di Francesco Aiello (nella bufera, per restare nella metafora, a causa della sua villa «parzialmente abusiva»), il M5s ha ufficializzato il suo “no” a qualsiasi alleanza con il Pd. Le speranze dei dem sembrano definitivamente affondate, tant'è che pure i delegati al dossier Calabria, Stefano Graziano e Nicola Oddati, fino a ieri ancora fiduciosi rispetto a un esito positivo della trattativa, hanno cambiato rotta e accusato i 5 stelle di voler fare vincere la destra «sovranista e populista» per una mera battaglia identitaria.

La riunione

Il cannoneggiamento, però – a parte qualche buco alle vele dei non reclutabili pirati a 5 stelle –, non offre soluzioni alternative, né una nuova mappa da seguire. Sul Bounty non ci sono più gli ammutinati, quello del Pd assomiglia piuttosto a un barcone di disperati che non sanno dove sbarcare. Per oggi, a Lamezia, era previsto un vertice per fare il punto della situazione e trovare una nuova via verso un porto sicuro.

La riunione tra i big regionali e i delegati della segreteria Zingaretti è stata rinviata a martedì prossimo. È cambiata anche la location: saranno i calabresi a trasferirsi a Roma, nella sede nazionale del partito. Secondo quanto trapela, alcuni dirigenti avrebbero infatti richiesto espressamente la presenza di Zingaretti. Il momento è troppo critico e non può essere affrontato senza la supervisione dell'ammiraglio, anche lui gabbato dal “tradimento” dei pentastellati.

L'area Oliverio

Martedì, dunque: al termine del vertice, dovrebbe finalmente venir fuori il candidato alla presidenza e perfino una qualche strategia. Ci sarebbe stato anche chi, in queste ore, avrebbe chiesto che alla riunione romana partecipino anche i rappresentanti istituzionali e di partito fedeli al governatore Mario Oliverio.

Nessuno sa dire con precisione se possa trattarsi di un estremo tentativo per recuperare l'area del presidente – magari attraverso una candidatura «civica» condivisa – e rafforzare un Pd rimasto orfano del Movimento. D'altronde, era stato lo stesso Oddati a chiedere a Oliverio di fare un atto di generosità (ritirandosi) e di aiutare il partito alle prossime Regionali. Le possibilità di una rappacificazione, comunque, sembrano davvero ridotte. E quella dei dem sembra la mossa della disperazione: marinai che non sanno verso quale porto andare.

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