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CATANZARO - Magorno getta il sasso nello stagno. I maggiorenti del Pd calabrese rispondono a muso duro. E le distanze restano evidenti, non più tra renziani e cuperliani, ma tra magorniani e non magorniani. Ad ogni uscita il segretario regionale sembra raccogliere tempesta. Ieri aveva detto, senza mezzi termini. ‘C’è un accordo bipartisan per votare fra circa un anno, l’ho capito da tempo e mi opporrò con ogni mezzo. Io ho il sospetto che ci sia una regia verso un trasversalismo con la Stasi’. A chi si riferisse il leader calabrese non è chiaro. Ma certo più di qualcuno si è precipitato a replicare. A lui e forse pure al Ministro Maria Carmela Lanzetta che dai microfoni di una nota radio nazionale aveva invitato tutti gli eletti di palazzo Campanella a dimettersi. Sandro Principe, Antonio Scalzo e Demetrio Naccari Carlizzi non hanno perso tempo. Prima hanno rammentato il lavoro compiuto dal gruppo 'prima, durante e dopo le dimissioni di Scopelliti', soffermandosi sulla richiesta al Prefetto di Catanzaro. Quindi hanno fatto notare di aver votato contro la ‘ norma che consente al presidente della giunta regionale di indire le elezioni e di non aver mai dato la loro indisponibilità a discutere di fatti e questioni che non fossero di somma urgenza’. Tre buoni motivi che consentono di bollare come 'stucchevoli' le affermazioni di un segretario la cui credibilità nel partito sembra, ogni giorno che passa, sempre più a repentaglio.