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Sembra ormai definitivamente sepolto il lanciafiamme con cui Matteo Renzi voleva ridisegnare il Pd all’indomani della sconfitta elettorale alle amministrative. La conferma è arrivata ieri dall’assemblea nazionale del partito che si è riunita per discutere dei temi legati all’Europa e al ruolo dell’Italia al suo interno.
I temi della riorganizzazione del partito non sono stati toccati dai relatori, ma ai margini della riunione tutti i big, a partire da Luca Lotti, si sono affannati a spiegare che il tema del vice segretario (Guerini era stato messo in discussione, mentre proprio Lotti era indicato tra i papabili per la successione) non si toccherà a breve, così come quello del rinnovamento dei ruoli.
Tutto, insomma, viene rimandato a dopo il referendum che si conferma appuntamento nevralgico per il futuro del partito, oltre che per lo stesso Renzi che alla consultazione referendaria ha voluto legare il futuro del suo governo. Forse solo per Piero Fassino si farà un’eccezione provando a recuperarlo nell’organizzazione nazionale dopo l’inaspettata sconfitta a Torino, arrivata al ballottaggio.
La sospensione delle attività organizzative fino al referendum oltre che a livello nazionale sarà mantenuta anche sui territori. In Calabria la cosa si era già intuita dopo l’esito dell’ultima direzione regionale e sarà confermata all’assemblea regionale, fissata per il 28 e 29 di luglio. Soltanto la segreteria regionale potrebbe essere confermata, insieme ai congressi per la rimozione delle incompatibilità dei segretari provinciali di Vibo, Reggio e Catanzaro. A Vibo, anzi, la macchina è già avviata e il congresso si celebrerà lunedì con l’elezione di Insardà, sul quale hanno trovato convergenza Censore e Mirabello.
Per il resto si aspetterà il referendum. Anzi approfittando della situazione pare che il Pd calabrese stia approfittando per provare a mandare via il Commissario alla Sanità Massimo Scura e il suo vice Andrea Urbani. I due, da tempo in rotta con il governatore Mario Oliverio, adesso sembrano essere riusciti nel miracolo di mettere insieme tutte le truppe democrat (quasi nessuno ci è mai riuscito) che non perdono occasione per una critica all’Ufficio del Commissario. Da ultimo la sospensione dal partito del consigliere regionale Giuseppe Aieta si segnala tra le iniziative volta ad ottenere attenzione da Roma.
Ma sul punto sembra esserci ormai unanimità di pensiero anche tra Oliverio e il segretario regionale Ernesto Magorno che ieri, proprio ai margini dell’Assemblea nazionale, ha chiesto chiaramente la sostituzione dei due commissari. "E' arrivato il momento di sostituire i commissari alla Sanità in Calabria - ha detto Magorno che ha pure fatto riferimento alla vicenda Aieta - Mi pare che quella di Peppino Aieta à una scelta coraggiosa che interpreta pienamente il pensiero dei militanti calabresi. Il sistema commissariale nella nostra regione ha fallito. In questi anni, con Scopelliti, non ci sono stati passi avanti. La gestione non ha dato i frutti che si attendevano. In particolare c'è un problema di incomunicabilità tra commissari e presidente della regione".
Insomma la richiesta di sostituzione dei commissari nel momento in cui il premier rinfodera le armi e chiede il massimo dell’impegno per il referendum può rappresentare l’adeguata contropartita alle migliaia di firme che la Calabria ha già raccolto a sostegno della consultazione referendaria di ottobre. E sulle quali proprio Mario Oliverio ha avuto il suo peso da quando ha deciso di impegnarsi per il sì alla riforma costituzionale.