Non si placano le polemiche intorno al Pd e al congresso regionale che in questi giorni sta animando il dibattito politico delle diverse anime del partito. Il nuovo capitolo riguarda l'inziativa programmata a Serra San Bruno per oggi pomeriggio e poi rinviata Il partito che vogliamo: idee e partecipazione per tornare alla politica, organizzata dalla Federazione provinciale del Pd di Vibo Valentia su impulso del già consigliere regionale Luigi Tassone. Un evento che rientrava nell’ambito delle cosiddette Agorà democratiche  intorno al quale già si erano alimentate polemiche.

I primi ad esprimere perplessità erano stati Stefano Luciano (capogruppo del Pd in Consiglio comunale a Vibo) e Vitaliano Papillo (sindaco di Gerocarne): «La discussione tra quadri dirigenti si sostituisce ad una necessaria discussione aperta invece alla società civile. Se non si mette in atto uno sforzo vero per aprire il partito ad elementi di novità e discontinuità capaci di superare l’attuale fase di stallo, si rischia – affermano in una nota diramata ieri – di continuare ad essere marginali rispetto a forze politiche che continuano a mietere consensi proprio per lincapacità di mettere in moto un’alternativa credibile».

Sulla stessa linea anche Maria Canduci (assemblea nazionale Pd): «Il rinvio (forzato?) dell'iniziativa in programma a Serra San Bruno ha evitato che si consumasse l'ennesimo rituale già visto tante volte in questa nostra Calabria, orchestrato dai registi di sempre.
Ero in effetti rimasta esterrefatta nel constatare che il responsabile nazionale delle agorà democratiche, o almeno il sedicente tale, Nicola Oddati, avesse dato il proprio imprinting ad una NON-agorà, in cui un pezzo di partito parla a sè stesso, una iniziativa oligarchica e dirigista che tradisce lo spirito delle agorà e anziché rappresentare una novità ed una apertura del partito a nuovi contributi, per come Letta le ha pensate, avrebbe rappresentato la solita solfa finalizzata a tirare la volata ad un segretario regionale in pectore che in pubblico tutti sembrano ossequiare ma in privato nessuno vuole, e a creare i presupposti per consegnare la federazione di vibo nelle mani dei soliti poteri cosentini e reggini.
Tutto ciò - continua Canduci - è accaduto però senza che si facessero i conti con una classe dirigente del Pd vibonese che è da sempre tradizionalmente gelosa della propria autonomia politica, e che sul terreno dell'autonomia ha costruito la storia di questo territorio e di tanti dirigenti e militanti di valore.
A tenere a battesimo il più triste ed antico dei rituali avrebbe poi dovuto esserci proprio quel Nicola Oddati che in Calabria è stato sin qui capace di distruggere tutto ciò che ha toccato o forse anche solo sfiorato, come una specie di Re Mida al contrario.
Sorge però spontanea una domanda, di cui vorrò chiedere risposta per iscritto direttamente a Letta.
Possono le agorà diventare uno strumento utilizzato in maniera così distorta da una correntucola?».