Nella sezioni di Villa San Giovanni e di Caulonia erano state convocate le assemblee per il rinnovo degli organismi. Però un ordine dal coordinamento provinciale dem ne dispone il rinvio
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Il Pd nazionale, seppur solo a parole, nel tentare di uscire dall’angolo della crisi d’identità che si trascina da anni, forse fin dalla sua fondazione, una qualche parola d’ordine, nel surreale dibattito precongressuale sta comunque tentando di darsela, anche se, nella più totale e arrogante sordità dei capi corrente, i quali sembrano come sempre più preoccupati di conservare il giocattolo per perpetuare la specie piuttosto che, dare alla società italiana e al paese una compiuta e consapevole forza progressista di stampo socialista. Tali parole d’ordine, a secondo dei punti di vista di coloro che le pronunciano, spaziano da identità a costituente, da visione a ricollocazione ideale. E via dicendo.
Tanti capitoli, alcuni anche suggestivi, contenuti però, prossimi allo zero o comunque molto pochi. Come finirà? Difficile prevederlo. I segnali che arrivano dalla discussione nazionale sono negativi. E non lasciano presagire nulla di buono. Perfettamente coerenti con gli errori del passato. Una cosa è certa, mai come questa volta la frase “o si cambia o si muore”, sembra la più appropriata. E tuttavia, mentre a Roma potrebbero essere alla vigilia del funerale del Pd, alle nostre latitudini, pare che siamo già alla celebrazione della cerimonia funebre. Si avete capito bene, in Calabria si stanno già celebrando veri e propri funerali nei circoli democrat e anche con tanto di manifesti.
Non c’è pace nel Pd calabrese. Gli iscritti erano migliaia e ormai si sono ridotti a poche centinaia; il segretario provinciale di Cosenza ha annunciato che chiude bottega e licenzia i dipendenti per mancanza di fondi; l’opposizione in consiglio regionale completamente scomparsa; Carlo Guccione accusato di “intelligenza con il nemico”. Per non parlare del capogruppo Pd in consiglio regionale Mimmo Bevacqua, il quale non si capisce più se è una stampella della maggioranza o il capo dell’opposizione. A tutto ciò ci mancava anche il manifesto a morto nel circolo del Pd di Villa San Giovanni.
Ma ricapitoliamo i fatti. Il circolo del Pd di Villa San Giovanni e di Caulonia avevano fissato le assemblee congressuali per le elezioni dei direttivi e i segretari dei circoli. Tutto era pronto per la celebrazione delle assise di circolo, ma arriva un ordine dal Pd provinciale a firma del presidente della commissione provinciale di Garanzia Andrea Giunta, Mommo Demaria garante del congresso del circolo di Villa San Giovanni e Sebi Romeo garante del circolo di Caulonia che blocca tutto.
Nella lettera si dispone la sospensione delle assemblee già convocate per la giornata del 29 novembre e si sposta tutto al 5 dicembre. Il tutto motivato con la presunta esigenza di ritrovare l’unità all’interno dei relativi circoli. Tradotto: impedire che le diverse posizioni all’interno del circolo si possano democraticamente misurare. Almeno questo è il sospetto di alcuni dirigenti e militanti dei circoli interessati.
Nei circoli oggetto della disputa, infatti, sono in molti a scommettere che, pur di evitare che tali circoli possano eleggere rappresentanti non in linea con gli attuali equilibri provinciali e regionali, la dirigenza, sia pronta a commissariare sia il circolo di Villa San Giovanni che quello di Caulonia, e che la sospensione del congresso sia propedeutica al commissariamento dei circoli da parte del segretario provinciale del Pd di Reggio Calabria, Antonio Morabito.
A questo punto entra in scena il manifesto a lutto sulla porta del circolo di Villa S.G. che recita così: «Il congresso del circolo Pd di Villa San Giovanni è rinviato per lutto!! Il decesso è stato causato da: falsità, opportunismo, ipocrisia. I funerali si svolgeranno giorno 5 dicembre 2022.»
Ipotesi, retroscena, pettegolezzi e lotta di potere che hanno poco a che fare la discussione avviata sul futuro del PD, sulla sua identità, sull’esigenza di riportare questo partito nelle realtà e nei ceti popolari che ha abbandonato per concentrarsi, invece, nella lotta di potere per bande tra le correnti e nelle sub correnti. Il Pd in Calabria forse è già morto, e quel manifesto a lutto sulla porta del circolo di Villa San Giovanni altro non è che la metafora di qualcosa che, in fondo, è nota da tempo e che potremmo riassumere così: “qui giace quello che è rimasto del partito di Enrico Berlinguer. Gli eredi o gli pseudo tali si dispensano dalle visite”.