VIDEO | Dopo la protesta alla Regione, dibattito pubblico sul futuro dello spoke alla luce del riassetto sanitario. A sintetizzare il momento di confusione regnante sul Tirreno cosentino, l’ex consigliere regionale Di Natale che da supporter della maggioranza oggi ne chiede le dimissioni come atto di protesta contro le decisioni del commissario ad acta
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Logorata dalle rese dei conti in corso nei gruppi consiliari a suo sostegno, l’amministrazione comunale paolana – guidata dal sindaco Giovanni Politano – ha affrontato col freno a mano tirato l’ultimo civico consesso, dedicato ad una sequela di argomenti tra i quali quello riservato a “Sanità e futuro dell’ospedale”, è risultato il più controverso, anche perché la natura “aperta” del dibattito, ha consentito interventi molto critici nei confronti di coloro che attualmente siedono al vertice del municipio.
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Sorvolando sugli altri importanti punti all’ordine del giorno, e concentrando l’attenzione solo sul tema che più di ogni altro sta caratterizzando l’attualità locale, è indubbio considerare che l’azione di governo cittadino – da tanti biasimata perché troppo accomodante e attendista nei confronti di ciò che è stato poi deciso in Regione – si è rivelata lenta a recepire le istanze provenienti dal mondo associazionistico, dai sindacati e dai comitati sorti per difendere il diritto alla salute, nonché sorda alle richieste della minoranza, da tempo sulle barricate con la richiesta di una discussione ad hoc nell’aula “Lo Giudice”.
Ad avventarsi contro i portacolori della “Nuova Era” usciti vincitori dal turno di ballottaggio dello scorso anno, anche alleati come Graziano Di Natale, che nel merito della questione ospedaliera, ha più volte richiesto le dimissioni dell’esecutivo, da consegnare nelle mani di Roberto Occhiuto in segno di protesta. Un diktat che ha trovato una strenua opposizione proprio nelle frange del movimento consiliare plasmato dall’ex consigliere regionale, quella “migliore Calabria” succursale del Partito Democratico, dalla quale Marco Minervino e Maria Rosaria Città, entrambi consiglieri eletti tra le sue fila, hanno deciso di allontanarsi polemicamente, rivolgendo all’ex leader strali di ogni sorta e dissociandosi dall’essere «complici» (termine adoperato nel corso della seduta) di un’azione autolesionista contro la maggioranza. Stesso discorso per la lista “Orizzonte Paola”, civico raggruppamento vicino alle istanze di Fratelli d’Italia (partito di cui Mattia Marzullo, presidente del consiglio comunale, è commissario cittadino), orfano ormai da tempo di Marilena Focetola, fuoriuscita anche lei con una preventiva reprimenda ai suoi ex colleghi di lista, dei quali la consigliera ha detto di non voler essere «complice» (un termine, a quanto pare, molto in uso tra i dissidenti che comunque restano in maggioranza per stima e rispetto del sindaco).
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In questo clima arroventato, l’opposizione ha avuto gioco facile a mettere con le spalle al muro l’esecutivo, accusato anche dell’infruttuosa trasferta a Germaneto presso la Cittadella Regionale da dove, proprio alla vigilia del provvedimento di Occhiuto, sindaco, consiglieri e assessori, avevano lanciato messaggi in controtendenza rispetto a ciò che, invece, si è poi verificato. Contro l’ingenuità e l’impreparazione dimostrata in questa circostanza, è stato fitto il fuoco di fila partito dai banchi alla destra dell’aula Lo Giudice, con gli interventi più duri portati a segno dai soliti mattatori, tra i quali l’ex candidata a sindaco (ma anche segretario regionale del Sindacato dei Medici Italiani) Emira Ciodaro, è stata senz’altro la più efficace.
Di contro, malgrado l’impegno dell’assessore paolano Antonio Logatto, anche gli ospiti chiamati a supporto della posizione amministrativa – come ad esempio il direttore medico dello spoke “Paola-Cetraro”, Ercole Cosentino – si sono rivelati più propensi a sposare le teorie dell’opposizione, criticando il piano di riassetto del commissario, perché poco chiaro nelle distinzioni operate tra i due ospedali del tirreno cosentino che, a parere dell’esperto, soffrono una forte penuria di risorse umane che ne pregiudica altamente le prestazioni, così come i duplicati tra reparti che non riescono ad eccellere a nessuna delle due latitudini (con l’hinterland settentrionale che però resta servito anche da due cliniche private, mentre da Paola in giù c’è un bacino di circa 80mila utenti rimasto senza una chirurgia nelle vicinanze).
Ovviamente adesso si confida nell’innesto di medici cubani per tamponare l’emergenza immediata, anche se il sogno resta quello di realizzare un’unica struttura, non più divisa tra nosocomi distanti 30 chilometri l’uno dall’altro, che sulla scorta delle esperienze messe in campo in realtà come Corigliano-Rossano, possa dare le risposte che il tirreno cosentino merita.
Nel frattempo proseguono gli iter tribunalizi avviati dall’ente locale, dal comitato per la difesa del diritto alla salute e da coloro che si sono rivolti alla Procura della Repubblica, chiedendo di far luce sulla mancata considerazione della terapia intensiva paolana, operante in talune circostanze che però, a quanto pare, non è stata minimamente considerata dal commissario straordinario, che in virtù della sua assenza ha decretato lo spostamento del reparto di chirurgia a Cetraro.
Una situazione contro la quale un consiglio comunale aperto potrebbe non bastare.