Due segreterie elettorali già aperte sul corso principale di Palmi, per altrettanti candidati a sindaco già certi: Giuseppe Ranuccio e Giovanni Barone affilano le armi e, in vista del voto di giugno, fanno i conti con le prime diversità politiche. Fieramente civico il primo cittadino uscente, orgogliosamente costruttore di un accordo fra partiti l’ex sindaco che torna in politica dopo una pausa durata 5 anni.
«Per la prima volta nella storia di Palmi – spiega Barone – l’area moderata e di centrodestra si presenta unita: accanto a Forza Italia, Udc, Lega e FdI avremo anche delle liste civiche». Ranuccio, illustrando il suo schieramento, precisa che «per scelta non abbiamo simboli di partito, ma una serie di forze civiche e personalità che condividono cose fatte e valori, e vogliono continuare il percorso iniziato».

Mentre rimane da capire cosa faranno il Pd cittadino, partito nel quale un tempo militava Ranuccio, e la sinistra movimentista di Pino Ippolito Armino – il quale ha annunciato di volersi candidare – il voto di Palmi diventa anche un banco di prova per il centrodestra regionale, i cui leader locali – e fra questi il consigliere regionale palmese, Giuseppe Mattiani – hanno blindato l’accordo raggiunto anche dopo i maldipancia di spezzoni di Fratelli d’Italia. «La città ha perso il suo ruolo di guida nel comprensorio», attacca Barone, mentre Ranuccio gli replica: «È opinione comune che quella di Barone sia stata la peggiore nella storia di Palmi».

Nastri di partenza già infuocati, quindi, con Ranuccio che ricorda «la riqualificazione dei quartieri e la partecipazione dei cittadini ad una stagione di rinnovamento» e Barone pronto a elencare «le opere fatte dalla mia amministrazione e il Piano regolatore che purtroppo chi è venuto dopo non ha valorizzato con i necessari Piani attuativi». Le cose fatte, da una parte e dall’altra, diventano quindi base di scontro: «Nei miei 5 anni abbiamo fatto 3 edizioni della Varia», rilancia Barone, e Ranuccio lo accusa di aver realizzato «anche opere abusive».