Annunziata Paese è il volto del Terzo Polo per il collegio uninominale Cosenza-Tirreno. La candidata alla Camera dei deputati dovrà vedersela principalmente con Andrea Gentile, Vittorio Pecoraro e Anna Laura Orrico. Combattiva, ha vissuto una campagna elettorale elettrica e dalle sue parole emerge un livello elevato di dedizione alla causa. «Dobbiamo fermare le destre - dice - del resto noi siamo esperti di strategia politica. Abbiamo mandato a casa Conte e portato Draghi». 

Le bordate al Movimento Cinque Stelle, dal quale è divisa ideologicamente da un solco non più colmabile, sono continue. Non mancano però le frecciate agli altri competitor: Andrea Gentile e il Partito Democratico non vengono risparmiati. «Sono certa che andremo in doppia cifra anche in Calabria» evidenzia Paese ospite della redazione di Cosenza Channel. Se nel gergo calcistico è sinonimo di risultato positivo per un centravanti prolifico sotto porta, lo stesso potrà dirsi del tandem Azione- Italia Viva se dovesse anche solo sfiorare il 10% dei consensi. 

Paese, lei è segretaria provinciale di Italia Viva e componente dell’assemblea nazionale. Come va la convivenza con Azione?
«Abbiamo scritto in tre giorni un programma elettorale comune e siamo animati dagli stessi obiettivi. Battute di Calenda a parte, era logico che saremmo arrivati a braccetto al voto. Io ho incontrato persone competenti con cui sto facendo una campagna elettorale leale e pacifica. Nella sede del Terzo polo non c’è un solo manifesto di Renzi: ciò la dice lunga sui rapporti stretti con un’unica, condivisa, finalità». 

E il Partito Democratico? Davvero non c’erano più i presupposti per l’alleanza?
«Con la rottura non abbiamo scoperchiato il vaso di Pandora. Che il Pd avesse smesso di essere riformista era chiaro già dall’inseguimento a Conte. Poi lo ha mollato, ma leggo che il presidente dell’Emilia Romagna Bonaccini per il post-elezioni non chiuderebbe ad un nuovo dialogo con i grillini». 

Direste di no?
«A gran voce. Noi rappresentiamo la competenza, loro invece l’incompetenza. Siamo certi di fornire risposte a quanti in Calabria e in Italia vogliono certezza per il futuro. Ne abbiamo avuto contezza in questi giorni con la grande partecipazione ai nostri incontri, dove sono state tessute relazioni molto umane».  

Se le diciamo Reddito di cittadinanza, cosa risponde?
«Che questi cinque anni comportano una sola cosa per chi lo ha percepito». 

Vale a dire?
«La fuoriuscita definitiva dal mondo del lavoro. Ma sia chiara una cosa: nessuno di noi ha mai detto di volerlo abolire. Abbiamo semplicemente offerto un’analisi approfondita. Il RdC doveva favorire l’inserimento di chi non aveva un posto e ciò non è avvenuto. I contratti di pubblica utilità sottoscritti, inoltre, sono stati pochissimi a causa della casse vuote dei comuni. Noi proponiamo che sia lo Stato a farsi carico di questi oneri, così da porre rimedio e aiutare anche il terzo settore. Non solo, perché per chi svolgerà un lavoro di pubblica utilità vorremmo che a monte ci fosse una formazione qualificante presso gli istituti tecnici. Dopo due anni, qualora venisse recapitata un’offerta di lavoro congrua, decadrebbe in automatico il RdC. Non si può vivere di bonus, è intollerabile che nel 2022 la Calabria esporti ancora lavoro senza rendersi conto che si può e si deve investire sul territorio».  

Il Reddito di Cittadinanza permette però ad un lavoratore di rifiutare una retribuzione inadeguata.
«Il salario minimo è nei nostri programmi. A prescindere da ciò, il RdC va riformato per creare un sussidio reale destinato a chi ne ha davvero bisogno, perché così si presta a troppe storture. A partire dalle modalità di erogazione: non mi pare che estrarre una card sia dignitoso, card che oltre tutto presta il fianco a delle truffe. È disdicevole, inoltre, che il M5S utilizzi questo strumento per chiedere voti. Sono consapevole che, se fossi una persona bisognosa, per 500 euro anche io farei buon viso a cattivo gioco. Ma da posizioni di governo nessuno dovrebbe permettersi a compiere una cosa del genere». 

Che spazio c’è per il Terzo Polo in provincia di Cosenza e in Calabria?
«All’inizio abbiamo incontrato un po’ di difficoltà, ma lo spazio che ci siamo ritagliati è dovuto ai contenuti. Non abbiamo scelto di attaccare gli avversari sul personale, ma di smascherarli con la forza delle proposte che avanziamo. Ad esempio, il contributo di Giuseppe Aieta va in questa direzione». 

Il caro energia sta assumendo tutti i connotati di un dramma economico e sociale. 
«Il governo Draghi stava cercando di porre rimedio, ma è stato mandato a casa in maniera ignobile. Le infrastrutture energetiche sono al centro del nostro programma perché in Calabria si può mirare all’autonomia. Se le trivelle avessero funzionato, senza i no di Verdi, M5S e Frantoianni, avremmo una situazione differente. Diciamo sì all’estrazione del gas liquido, diciamo sì ai rigassificatori, diciamo sì ad una politica sulle energie rinnovabili. I bonus erogati vanno bene nell’immediato, ma alla lunga finiranno». 

Questione immigrazione. La Calabria è la porta del Mediterraneo, come si pone il Terzo Polo?
«Siamo per l’accoglienza e l’utilizzo delle risorse, consapevoli che per l’Italia e gli altri paesi europei non sarà facile. Pensiamo, ad esempio, alla proroga del permesso di soggiorno per i lavoratori del terziario. La manodopera è fondamentale e la prima firmataria sulla legge sullo spreco alimentare è la nostra (di Italia Viva) Maria Chiara Gadda». 

Spingete forte sulle Zes, le zone economiche speciali.
«La Calabria ha bisogno di interventi strutturali e di una defiscalizzazione differenziata a lunga gittata. Le Zes vanno quindi riperimetrate. Da noi nascono, intorno ai porti, per permettere alle aziende di insediarsi con evidenti benefici, ma non hanno sortito gli effetti sperati». 

Perché un elettore dovrebbe scegliere Annunziata Paese e il Terzo Polo?
«Per il progetto politico di Italia Viva e di Azione e perché ho visto i fatti quando siamo stati al Governo. Non conosco Pecoraro, ma fa parte di uno schieramento che è in caduta libera. Enza Bruno Bossio è stata membro della commissione Trasporti alla Camera, vi pare che la Calabria ne abbia beneficiato? Tutto ciò che ora il Pd dice di voler realizzare ha avuto tempo e modo di farlo. Andrea Gentile, invece, l’ho conosciuto qualche giorno fa in Corte d’Appello a Catanzaro. Gli ho stretto la mano presentandomi e gli ho detto una cosa che spero tenga a mente». 

Cosa?
«Di non sottovalutarmi, perché la partita nel collegio Cosenza-Tirreno non è chiusa e la gente non ne può più di sentire promesse e ritornelli triti e ritriti. Sembra davvero la storia del mantello di San Francesco di Paola». 

Quale sarebbe?
«Parlo per esperienza personale, denunciata più volte a mezzo stampa.  Quando si arriva alla stazione di Paola un pendolare resta colpito dai cartelloni “Calabria Straordinaria” di Fausto Orsomarso. Poi, però, sono costretti ad attendere 3 ore (davvero, non per modo di dire) una coincidenza e pensano: davvero straordinaria questa Calabria! L’altro giorno una signora si chiedeva ad alta voce: se volessi raggiungere il Santuario o Cosenza o un’altra zona turistica come dovrei fare? Indossando il mantello di San Francesco e teletrasportandomi?».