Repubblica parla di ombre relative a presunti rapporti con i clan, ma il vero problema è politico e riguarda gli equilibri nel centrodestra (ASCOLTA L'AUDIO)
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Si fa in salita la strada del deputato vibonese Giuseppe Mangialavori verso un posto di sottogoverno. Il coordinatore di FI in Calabria, questa mattina, era dato dall’Ansa come quasi certo sottosegretario alle Infrastrutture. Un’ipotesi più che plausibile visto che il suo partito ha ottenuto nella nostra regione il 15% alla Camera e il 16 al Senato: esattamente il doppio della media nazionale degli azzurri. I forzisti calabresi, poi, avevano indicato per il risico dei sottosegretari proprio Mangialavori insieme al parlamentare reggino Francesco Cannizzaro, ma qualcosa per il vibonese dev’essere andato storto.
Cosa lo rivela un retroscena di Conchita Sannino, prestigiosa firma politica de La Repubblica. Secondo il più importante quotidiano italiano due sono i problemi che rischiano di tagliare le gambe al deputato: uno di carattere squisitamente politico, l’altro “para-giudiziario”.
La Sannino scrive che «proprio su Mangialavori si allungano da mesi le ombre di presunti rapporti con pentiti ed esponenti di spicco della ‘ndrangheta». Il suo nome, in effetti, compare in qualche atto giudiziario ma va ricordato che l’onorevole non solo è incensurato, ma non è stato raggiunto da alcun avviso di garanzia. Lui stesso si è sempre dichiarato estraneo a queste vicende e si è mostrato, nei confronti dei vertici del partito e dei calabresi, «più che sereno». Abbiamo provato a contattarlo per ascoltare la sua voce in merito, ma non siamo riusciti.
Più spinosa, invece, è la questione politica. La Sannino definisce la partita per i sottosegretari come «il secondo tempo della faida tutta azzurra fra gli “scissionisti” della senatrice Ronzulli e i “seguaci governisti” legati al vicepremier Antonio Tajani».
D’altronde, dopo il fallito blitz di Forza Italia per impedire l’elezione di Ignazio La Russa a presidente del Senato, fu proprio Mangialavori ad andare in tv per attaccare Giorgia Meloni. «Certo che non ce l’aspettavamo - disse nell’occasione - pensavamo che il Capo del Governo in pectore, facesse l’accordo con noi, che tenesse il centro destra unito, invece lo ha fatto con la sinistra».
Fu sempre la Ronzulli, dopo la prematura scomparsa di Jole Santelli, a imporlo nel ruolo di coordinatore regionale del partito e pazienza se poi FI ha perso la guida politica di buona parte dei centri calabresi.
Il legame tra i due è talmente radicato che la presidente dei senatori di Forza Italia, avrebbe voluto il giovane medico vibonese ministro, magari del Sud, magari al posto di Musumeci. Fallito il primo obiettivo, era tornata alla carica per uno dei primi posti di sottosegretariato. Adesso la tensione fra Fratelli d’Italia e un pezzo di Forza Italia (che il dibattito sulla fiducia al Senato ha stemperato solo formalmente), rischia di far saltare il banco di nuovo.
In tutto questo baillame, intanto, Francesco Cannizzaro guarda interessato alla finestra ed è pronto a calare il suo punto.