Il sindaco di Castrolibero sostiene che il percorso per l'unificazione dei servizi è già tracciato e non servono fusioni. Bisogna però ripristinare a Rende gli organi elettivi e Cosenza deve accelerare sulla pianificazione. Poi lancia un messaggio per le regionali
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Se Mario Occhiuto è uno dei grandi sconfitti del referendum sulla fusione di Cosenza, Rende e Castrolibero, uno dei grandi vincitori è proprio il sindaco della città d'oltre Campagnano, Orlandino Greco. Non solo è riuscito a mobilitare la sua comunità sul no, ma nel mese della campagna referendaria ha portato le ragioni dei contrari anche a Rende e Cosenza.
Greco, come ha fatto ad ottenere questo risultato?
«È stata una vittoria della gente, Noi abbiamo sensibilizzato il popolo, loro hanno mosso e smosso l'apparato di potere a tutti i livelli. Iacucci e Occhiuto affermano che è stato sbagliato politicizzare il voto referendario. Penso che esagerino nel riconoscere a me, a Sandro Principe e agli altri del comitato del no tutta questa forza. Tutta la politica i partiti politici erano da una parte, noi eravamo a mani nude»
Mario Occhiuto dice che avete fatto una battaglia di retroguardia, a difesa dei vostri orticelli politici…
«Tesi assai curiosa… Occhiuto che parla di vecchia politica e di feudi delle altre città … mai una famiglia in Calabria ha avuto un potere così forte e concentrato con un fratello presidente della giunta regionale, lui senatore, una cognata sottosegretario. Mario Occhiuto dice di essere innamorato delle sue visioni ma ha la cattiva abitudine di pensare di poterle imporre a tutti…forse perché lui che parla dei feudi degli altri e' abituato ad avere sudditi come appare evidente nell'intervista che le ha rilasciato»
Non ti è piaciuto?
«Assolutamente no»
Perché?
«Occhiuto doveva fare un bagno di umiltà e dire che la formidabile armata del si ha perso . Ora ripartiamo dall'ascolto dei territori, invece si limita a dire “tant'è che ha vinto il no, un dato politico che non può essere non considerato”. In che modo però nessuno lo dice chiaramente. Addirittura il senatore si lancia in tesi giuridicamente spericolate, quanto campate per aria, mettendo in dubbio la validità del referendum perché la partecipazione è stata sotto il 30%. Ricordo al senatore che le regole del gioco le ha imposto suo fratello Roberto per Decreto e in quell'atto non si fa alcun riferimento al quorum che fra l'altro era uno dei motivi della contrarietà a questo modo di procedere dello schieramento per il no»
Quindi il referendum è valido?
«Validissimo. La legge regionale 13 dell'83 è attuativa dell'articolo statutario sul referendum ergo supera lo stesso statuto. Ribadisco che il decreto che fissa il referendum con i dettagli sulle modalità l'ha firmato un Occhiuto e che come comitati del no abbiamo ribadito più volte due cose: 1) la mancanza di un quorum costitutivo; 2) la mancanza del rispetto dei territori trasformando il referendum consultivo in inutile tant'è che Occhiuto diceva basta un voto in più e si va avanti, suscitando anche qualche reazione contraria degli alleati. Ora hanno perso e non possono fare come i bambini che si portano via il pallone».
Quindi adesso cosa si aspetta che faccia la Regione?
«Che prenda atto, senza tentennamenti e senza tentazioni autoritarie, del dato referendario. I cittadini si sono espressi e hanno detto no alla fusione e il dato è acclarato. Poi che riporti da subito il dibattito all'interno dei consigli comunali, magari spingendo una cospicua fetta di consiglieri regionali a non confondere fusione e unione».
E voi invece cosa farete? Penso che il referendum non sia penetrato fra i cittadini perché considerato quasi un dibattito fra voi politici. Caliamoci nella realtà con esempi concreti. Castrolibero è ostaggio delle partite del Cosenza calcio. Possibile che non abbiate mai concordato con il Comune di Cosenza un'intesa per intercettare finanziamenti e realizzare un nuovo stadio, più moderno e accessibile?
«Questo entra nel merito dei servizi che i comuni devono erogare ai cittadini ma che riguardano principalmente il disegno urbanistico perché il vero problema non è individuare i soldi per lo stadio, è dove farlo cioè quale territorio oggi ha una destinazione tale da poter avere una struttura simile, quale territorio oggi riesce a costruire un parco importante come può essere quello olimpico. Come Castrolibero, su questo siamo a disposizione per sederci a un tavolo e ragionare insieme, ma è una cosa diversa dal voler fare una fusione dei comuni e quindi avere un unico bilancio»
A ragione Occhiuto però quando dice che i bilanci non fanno sognare i cittadini. Cose concrete come lo stadio oi trasporti invece…
«Anche qui devo ricordare che i trasporti vengono gestiti da tre comuni in forma associata; esiste già l'ufficio unico dei trasporti che ha sede a Cosenza e ha un presidente»
Cosa fa questo presidente?
«Si è in attesa, una volta che abbiamo approvato anche noi questa convenzione che la Regione faccia finalmente le gare per individuare l'azienda unica dei trasporti all'area urbana»
Intanto l'Amaco è fallita…
«L'Amaco è fallita, nessuno si è preoccupato, ma ci preoccupiamo invece della fusione dei comuni. Ritengo che i percorsi siano tracciati, bisogna prendere atto in modo chiaro della volontà dei cittadini che sono sovrani e hanno emesso un verdetto inappellabile, non servono alchimie giuridiche o politiche»
Quindi cala il sipario sull'idea della nuova grande città?
«Questo si vedrà. Intanto questa battaglia che abbiamo fatto non è una legata, e tengo a specificarlo, semplicemente a Castrolibero-Cosenza-Rende. Io personalmente non condivido la posizione del Presidente Occhiuto quando dice che 400 comuni sono troppi, non lo condivido perché si sta rinnegando quello che è l'Italia, il paese degli 8.000 campanili… poi ci possono essere situazioni in cui il territorio decide di fondere alcuni comuni ma non può essere per principio che 400 sono troppi, magari 150 sono giusti… è come dire Spello è un comune troppo piccolo, non va bene e lo fondiamo perché fa 1.100 abitanti ed è un comune che non serve, poi però fa un milione di turisti. Diciamo che si parla per slogan e non per fatti concreti»
Andiamo ai fatti concreti allora, cosa succederà da domani ai tre comuni?
«Bisogna realizzare subito un piano di riordino territoriale cioè la Regione Calabria elabora, attraverso esperti, un piano in cui individua sui 400 comuni quali comuni e quali possono fondersi, quali comuni e quali ambiti possono gestire in forma associata delle materie perché non è che tutti i comuni devono per forza fondersi… qual è il senso di unire per esempio Longobucco e Bocchigliero che sono distanti 40 chilometri ma ci impieghi 50 minuti. Dopodichè sono i territori che devono decidere, non può essere l'imposizione dall'alto. Quindi, anche qua si deve fare chiarezza, questo era il metodo che voleva la Regione, tutti, destra e sinistra, per gestire tutti i percorsi attraverso lo strumento politico della fusione. E' come dire: tutti i comuni dall'alto Jonio di 400 abitanti, 1000 abitanti, fondiamo facciamo un unico comune di 15.000 abitanti e abbiamo risolto il problema. Non è così perché sono magari rappresentativi di un territorio, di una storia, rappresentativi anche di un'economia. Poi io non dico che debba essere giustamente la mia visione. A differenza di Mario Occhiuto, io la metto a disposizione e voglio confrontarla, ma con fatti concreti e reali».
Torniamo ai fatti allora. Tutti parlano di un continuum urbanistico fra Cosenza, Rende e Castrolibero. Però voi avete il Psc approvato, a Rende i commissari lo hanno revocato, Cosenza sta per farlo. Urbanisticamente come le cuciamo queste tre realtà?
«A Castrolibero si è pianificato un territorio, si è investito, non abbiamo fatto luminarie, però abbiamo programmato anche attraverso i piani particolareggiati. Il Comune di Rende, come ha detto lei, non ha un piano strutturale comunale perché è stato cassato dai commissari; il Comune di Cosenza è ancora alle conferenze di pianificazione, siamo ancora nella fase precedente dell'adozione del PSC. Quindi che cosa vuoi omogeneizzare? Che cosa vuoi uniformare se non c'è stata una pianificazione? Ma io sono pronto a dire bene vogliamo farlo, facciamolo. Bisogna, però, dimostrare che si sia in grado di arrivare al passo con Castrolibero. Lo dico non per una difesa del campanile, ma una difesa della buona amministrazione perché se passa la logica che la buona amministrazione deve soccombere rispetto alla cattiva amministrazione è come dire livelliamo i ragazzi con il 7 che deve adeguarsi al 3… livelliamo verso il basso i ragazzi… questa cosa non va bene»
Rende però è commissariata…
«Chiaramente c'è il tema delle elezioni di Rende che si devono celebrare il prima possibile perché noi abbiamo detto in modo chiaro che è stata una forzatura tentare di fare una fusione con un comune commissariato per mafia, dove non c'è un organo politico rappresentativo della città. Dopo le elezioni si cominciano a studiare le possibilità che ci possono essere per l'unione dei comuni o semplice convenzione o gestione associata di alcuni servizi»
Su questo siamo all'anno zero, però…
«L'acqua è già in forma associata, solo che è di competenza dell'ente d'ambito regionale. I rifiuti sono uguali. L'unica cosa che si può fare è la gestione del servizio con una gara unica per avere economia di scala, ma per far questo non c'è bisogno di fare fusioni. Basta una convenzione dove gli uffici fanno un'unica gara. Dopodiché, tenendo conto della volontà dei cittadini, cominciare ad elaborare un piano di alcuni servizi che possiamo gestire in forma associata. Aspettiamo il voto a Rende e intanto si comincia a lavorare anche con i comitati del NO, presenti su Rende, Cosenza e Castrolibero per elaborare un piano di azione»
Ma mi dica la verità: è a favore o contrario a questa città unica?
« Sono del parere che la fusione potrebbe essere una cosa interessante alla quale non dico aprioristicamente no; ma i cittadini ad oggi hanno bocciato ogni forma di aggregazione quindi dobbiamo ripartire, questa volta coinvolgendo i territori, con uno studio di fattibilità che è l'elemento fondamentale e poi quello che è sempre mancato: un bilancio di fusione perché maturo la fusione è bilancio , l'unione è servizio»
Mario Occhiuto dice che Cosenza sta perdendo peso specifico, a favore di Corigliano Rossano che è più popolosa…
«Questa è una cosa che non sta nella mente di Dio, non è un dato numerico, il capoluogo di provincia rimane Cosenza, non c'è nessun rischio: Poi qualcuno dice ma vuole fare la provincia della Sibaritide... in questo momento le provincia le stanno chiudendo, sono quasi tutte verso il default, compresa la Provincia di Cosenza che è a un passo dal dissesto. Il tema vero è perché durante la Del Rio lor signori potenti politici non hanno avuto la forza di imporre la città metropolitana a Cosenza. La partita l'ha vinta Reggio Calabria. In quel momento tutti questi che sono dall'altra parte, la classe dirigente politica, doveva fare le barricate e dire che Cosenza per storia, per quella che è la conformazione di questo territorio aveva diritto all'area metropolitana. Ma l'area metropolitana è l'area all'interno della quale i comuni non vengono fusi, non perdono identità»
E' sempre dalla parte dei Municipi, vedo...
«Il mio appello va ai sindaci che oggi hanno avuto un baluardo e una difesa nel sottoscritto, ma sono tante le battaglie da fare. Pensi a quello che è successo con Arical: l'acqua è una funzione fondamentale che la Costituzione assegna ai Comuni, da un anno a questa parte l'acqua la gestisce il governatore della Calabria per il tramite di un commissario e questa è una forzatura»
Adesso avete un sindaco che è presidente di Arrical…
«Certo, ma il direttore generale, anche qui commissario e fra l'altro Capo di Gabinetto del Presidente Occhiuto, è quello che gestisce. Le scelte non passeranno per il presidente così come non sono passate fino a questo momento. La scelta del modello organizzativo di Arrical, la società totalmente pubblica, l'ha fatta il commissario ei sindaci l'hanno subita. Sono tutte cose fondamentali di cui i sindaci devono riappropriarsi e questo è un altro tema politico»
A proposito di politica fra due anni ci saranno le regionali. Occhiuto si è già ricandidato, lei cosa farà?
«Inizia dal primo di gennaio il countdown per le regionali e su questi temi è chiaro che ci sarà una linea di demarcazione: noi rappresentiamo una forza post ideologica, faremo le alleanze sulle idee di rispetto degli enti locali, delle istituzioni, delle autonomie e soprattutto non accetteremo nessuna forma di prevaricazione. Su queste cose saremo pronti a sederci ai tavoli per discutere e per costruire alleanze. Viceversa ognuno per la sua strada»