Proprio mentre le inchieste giudiziarie e l’opposizione interna assediano il governatore, arriva il cambio di strategia. Mario Oliverio che, ancora fino a qualche giorno fa chiedeva “rispetto” al Pd nazionale, adesso passa al contrattacco per provare a levarsi dall’angolo.

E così giorno 31 luglio, il giorno dell’esplodere dell’operazione “Libro Nero” che ha coinvolto anche il capogruppo del Pd in Consiglio regionale Sebi Romeo e un dirigente del partito come Demetrio Naccari Carlizzi, ha inserito all’ordine del giorno di una seduta di giunta convocata per la sera l’attivazione delle procedure per le primarie istituzionali. Poi, nel giorno in cui esplode la nuova grana per peculato in ordine ai soldi spesi per il festival di Spoleto, Oliverio rilancia e emana il decreto per l’indizione delle primarie.

Adesso l’intenzione è chiarissima. Se prima l’idea era quella di posticipare il voto regionale il più possibile, arrivando al 2020, adesso si prova il percorso opposto. Il percorso che Oliverio e i suoi stanno immaginando è questo: regionali a novembre e primarie istituzionali, da tenersi almeno 45 giorni prima rispetto alle elezioni, fissate tra fine settembre e primi di ottobre. Praticamente domani, considerando che agosto è un mese del tutto particolare.

Il precedente del 2014

Il precedente, proprio prima delle ultime elezioni regionali, è assolutamente similare. Le elezioni del 2014 si sono tenute il 26 novembre, mentre le primarie erano state fissate dalla vicepresidente facente funzioni Antonella Stasi per il 21 settembre. Primarie che poi non si svolsero perché l’unico partecipante Franco Corbelli decise di ritirare la propria candidatura.

Non mancarono anche allora le polemiche su termini e date. Antonella Stasi fissò la data delle primarie senza che fosse conosciuta quella delle elezioni regionali, che arrivò successivamente. In tanti reclamarono contro una presunta violazione di legge.

Pd senza candidato e sotto ricatto

In ogni caso Oliverio è convintissimo di avere in mano una potentissima arma di ricatto verso un Pd che, al netto delle dichiarazioni di Nicola Zingaretti e Nicola Oddati, non ha dato ancora segnali chiari in ordine al nome di un candidato di superamento o al percorso attraverso il quale arrivarci. Imprimendo un’accelerazione ai tempi, l’idea del governatore, il Pd potrebbe essere messo sotto scopa per assenza di alternative. Nella peggiore delle ipotesi Oliverio avrebbe comunque un lasciapassare per provare a rientrare in Consiglio attraverso la porta di servizio delle primarie istituzionali.

Magorno aspetta la mossa di Renzi

All’interno del partito calabrese, tuttavia, continuano i sommovimenti. Se Enzo Ciconte ha ufficializzato l’abbandono del gruppo regionale democrat, chi non vuole saperne più nulla è il senatore Ernesto Magorno che continua ad essere sospeso dal partito. Non solo. Magorno ha fatto sapere ai suoi che non parteciperà più a eventuali riunioni di un partito che continua a fare finta di nulla davanti alla situazione che si è venuta a creare in Calabria. In buona sostanza: se Matteo Renzi, al quale Magorno è rimasto sempre fedele, dovesse creare il movimento di cui si parla da tempo, il neo sindaco di Diamante non esiterebbe un attimo a seguirlo.

A Reggio puntano sul vibonese Viscomi

A Reggio Calabria, invece, prova a riorganizzarsi il gruppo degli ex renziani che fa capo a Demetrio Battaglia, Domenico Battaglia, Nicola Irto e Gigi Meduri. Per il 9 agosto è stato organizzato in riva allo Stretto un convegno in cui si discuterà di “Mezzogiorno, risorsa per il Paese”. Tra i partecipanti anche l’assessore del Comune di Reggio Giuseppe Marino, spesso indicato come possibile alternativa a Giuseppe Falcomatà in vista delle prossime elezioni comunali, anche il deputato ed ex vicepresidente della giunta Antonio Viscomi. Un nome che riemerge periodicamente nella corsa verso le prossimi regionali, ma che stavolta il gruppo di Reggio vorrebbe provare a proporre in maniera più concreta. Anche perché i tempi stanno davvero stringendo.

 

Riccardo Tripepi