«La stragrande maggioranza di quanti non conoscono la Calabria e la osservano da lontano, leggendo ciò che passa attraverso la comunicazione, spesso si forma un pregiudizio negativo sulla nostra terra».
Lo ha detto il presidente della Giunta regionale, Mario Oliverio, nel corso di un'intervista con Piero Muscari, nella serata conclusiva di Fege, Festival dell'editoria e del giornalismo emergente, che si è tenuta ieri sera presso il teatro "Rendano" di Cosenza nel corso della quale è stato consegnato il Premio Castrolibero Memorial Oliviero Beha al meridionalista Pino Aprile.


«C’è - ha aggiunto Oliverio - uno stereotipo negativo che per tantissimi anni ha comunicato la Calabria in modo alterato e distorto. Nel dire questo non vorrei apparire retorico o portatore di una "calabresità" che rimuove i problemi, che ci sono e sono tanti e alcuni dei quali sono gravissimi e vanno guardati in faccia e combattuti con coraggio. Voglio dire soltanto che per un lunghissimo periodo di tempo la nostra terra è stata segnata da una comunicazione alterata e negativa, spesso non corrispondente alla realtà».


Il governatore ha riconosciuto precise responsabilità di buona parte delle classi dirigenti del Sud che avrebbero «accettato di essere catturate ed omologate in una logica assistenziale e subalterna», ma per le quali si sta tentando di «operare una linea di rottura rispetto al passato. In questi anni, infatti – ha proseguito -, ci siamo mossi su una linea di bonifica rispetto a questa logica, chiudendo buona parte dell'arcipelago delle fondazioni, degli enti sub regionali che erano e sono “mulini dello spreco”, che hanno alimentato la logica assistenziale e clientelare che per tanti anni ha caratterizzato il Sud e la nostra terra».


Oliverio è anche tornato sul tema caldo di queste ore: «Quando tre anni fa sono arrivato alla guida della Regione ho trovato la nuova sede, la Cittadella regionale, finita da qualche anno e non utilizzata. Nell'arco dei primi sei mesi ho realizzato tutti i collegamenti stradali, i servizi elettrici e telefonici e ho spostato da 23 sedi sparse nella città di Catanzaro, 1600 dipendenti, chiudendo quelle 23 sedi che costavano all'ente sei milioni di euro all'anno. Dico questo perché proprio alcuni giorni fa una trasmissione televisiva nazionale ha raccontato una immagine opposta a questo. Tutto ciò a conferma che c’è uno stereotipo della Calabria negativa, di un Sud in cui tutto è negativo e che non fa cogliere le diversità e i punti di novità e di cambiamento rispetto al passato, tesi ad alimentare l'inversione di un processo consolidatosi in un lunghissimo periodo di tempo».


Il governatore ha inoltre invitato i media a «riflettere e cambiare, aiutando e valorizzando, là dove esistono e si affermano, processi di cambiamento in atto. Per fortuna, qualcosa comincia a muoversi. Roma e l'Europa cominciano a guardare con occhi diversi al Mezzogiorno e alla Calabria. Questa è la strada giusta per riscattare la nostra terra».


In conclusione, il presidente ha invitato i calabresi a «credere che anche qui, in Calabria e nel profondo Sud, è possibile affermare il cambiamento, abbandonando definitivamente vecchie pratiche assistenzialistiche e clientelari che hanno finora impedito alla nostra terra di crescere e decollare e di guardare al futuro, soprattutto da parte delle nuove generazioni, con maggiore fiducia e speranza».