Il presidente della Regione Calabria non si formalizza troppo su abbigliamento in Consiglio e puntualità agli eventi che lo coinvolgono, nonostante il regolamento dell'Assemblea e la snervante attesa alla quale costringe chi lo aspetta
Tutti gli articoli di Politica
PHOTO
Le polemiche, le parole di fuoco, le proteste. Tutto rimandabile quando c’è da incassare lo stipendio. Dopo sette sedute consecutive sospese per la mancanza del numero legale, ieri - come ha raccontato nel suo articolo il nostro Riccardo Tripepi - i consiglieri regionali della Calabria erano tutti presenti in occasione della discussione sul rendiconto 2018 dell’Assemblea, che certifica una spesa di 65 milioni di euro per l’anno in corso. Soldi che servono a pagare anche il personale e i consiglieri, nonché per erogare i vitalizi, ben 188 (comprese le 44 reversibilità) che gravano sulle casse del Consiglio per circa 10 milioni di euro l’anno. Rendiconto che è passato liscio come l’olio, senza osservazioni e distinguo di sorta.
E non poteva essere altrimenti, perché ogni inciampo vero sugli atti di bilancio può significare la fine della Legislatura. Quindi va bene polemizzare, battere i pugni, fare opposizione anche all’interno della maggioranza come l’indefesso Carlo Guccione, ma a tutto c’è un limite. E quel limite è il posto in Consiglio.
Che sarebbe stata una seduta facile facile lo si capiva anche dall’abbigliamento casual del presidente della giunta, Mario Oliverio, che ha rinunciato senza tanti problemi alla cravatta, a differenza di tutti gli altri vestiti a norma di regolamento. E già, perché all’articolo 10 del disciplinare che regola l’accesso all’aula durante i lavori dell’Assemblea, è scritto nero su bianco che per gli uomini è obbligatorio indossare giacca e cravatta. Dettagli inutili per Oliverio, che ha altro a cui pensare che infilare il collo in una cravatta durante un pleonastico dibattito consiliare.
Uomo di pura azione, il nostro governatore, che ha rinunciato anche all’orologio, almeno a considerare gli spaventevoli ritardi con cui raggiunge gli appuntamenti pubblici dove è prevista la sua presenza. A meno che ad aspettarlo non ci sia il presidente Sergio Mattarella, Oliverio può presentarsi anche con ore di ritardo. Una certezza questa che ha reso proverbiale l’attesa agli eventi che lo coinvolgono. Tipo: «È arrivato Oliverio?». Risposta in coro: «Seee…». Come questa mattina, alla Cittadella, con tutto il mondo dello sport calabrese e la stampa, oltre 300 persone, ad aspettare a lungo il presidente che doveva presentare il nuovo bando sull’edilizia sportiva.
Cravatte e puntualità. Solo particolari, certo. Forse del tutto irrilevanti rispetto alla sostanza di una buona azione di governo regionale. Ma emblematici di un approccio che sembra ribadire l’immortale battuta di Sordi nel Marchese del Grillo: «Perché io so’ io e voi nun siete un c…».
Enrico De Girolamo