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“C’è voglia di cambiamento dopo i disastri degli ultimi 15 anni, parlo di giunte di ogni colore politico – esordisce Mario Oliverio – la mia lunga carriera politica? Andiamoci piano con il rinnovamento, bisogna coniugarlo con la capacità. In Calabria per fortuna il mio messaggio è passato. Io sto con Renzi, ma non posso essere definito un renziano”.
“Non il segretario ma qualche suo amico in Calabria voleva far saltare le primarie per imporre dall’alto un papa nero – aggiunge – non so se con quella soluzione avremmo vinto. Voglio dire chiaramente che ho 61 anni e rivendico con orgoglio la mia militanza nel Pci di Berlinguer. La rottamazione non può essere la liquidazione di una tradizione politica, come quella pdiessina e diessina”. “Credo che l’astensione calabrese sia figlia della disperazione di una regione che lo Svimez colloca all’ultimo posto in Italia per il tasso di disoccupazione e reddito pro capite. Ben 179 mila calabresi negli ultimi tre anni sono fuggiti altrove – continua il neo presidente – Ho bisogno di una collaborazione forte del governo nazionale. Renzi si è impegnato, ha detto che questa regione non può essere abbandonata”.
“La ‘ndrangheta? Non so per chi ha votato, ma so che è mia intenzione scrivere regole chiare per evitare infiltrazioni soprattutto nell’apparato burocratico, si cambia – conclude Oliverio – L’accordo con Ncd non lo faccio, la gente non capirebbe. Quello che cerco è un’altra storia”.