INTERVISTA | Il responsabile per il Sud dei democrat replica a Parentela. E lancia un appello al presidente uscente e a Tansi: «Insieme possiamo vincere». Le parole del governatore sulla magistratura? «Ridicole, noi non abbiamo mai parlato dei suoi guai giudiziari». Callipo? «Nei prossimi giorni metteremo in campo una scelta civica»
Tutti gli articoli di Politica
PHOTO
«Parentela chiede una bonifica del Pd? È una parola bruttissima. Lo sforzo verso il rinnovamento lo stavamo facendo già prima, non è che ce lo devono dire i 5 stelle. In queste cose nessuno deve avere la spocchia del primo della classe».
Nicola Oddati, responsabile per il Sud del Pd, mette subito le cose in chiaro ma non si adombra nemmeno un po' per le affermazioni urticanti del coordinatore del Movimento. Anzi, l'uscita di Parentela diventa un pretesto per lanciare un appello non solo ai pentastellati, ma anche a Mario Oliverio e a Carlo Tansi: «Uniamoci per battere il centrodestra, possiamo vincere».
Oddati, lei è troppo ottimista. Oliverio, durante la sua Leopolda, ha fatto capire che va avanti da solo.
«Penso che per un presidente uscente sia un bene, perfino un dovere, dare un contributo di idee per il futuro della Calabria. Non interpreto questi appuntamenti in chiave negativa».
Minimizza il problema.
«No, anzi. Non capirei l'iniziativa se fosse finalizzata a rappresentare un piccolo pezzetto autoreferenziale: non gioverebbe a nessuno. Se non uniamo il più possibile le forze andiamo incontro a una disfatta. Il voto umbro e i sondaggi che vengono sfornati ogni giorno ci dicono che solo con una larga unità si può competere. Ogni altra ipotesi è velleitaria. Penso di avere di fronte persone intelligenti...».
Ma è evidente che Oliverio sia in campo e voglia ricandidarsi.
«Trovo umanamente comprensibile l'intenzione di Oliverio. Però gli abbiamo detto con franchezza che la sua candidatura non è garanzia di successo e non ci mette in condizione di costruire l'alleanza vasta di cui c'è bisogno. Le nostre sono ragioni politiche, tutte le altre dietrologie non esistono».
Ma il governatore ha accusato la segreteria di spingere il Pd verso l'isolamento. E ha detto che non se ne vuole andare da quella che considera ancora casa sua.
«E chi lo vuole mandare via? Il Pd è casa sua, casa mia e di tutti i militanti. L'importante è che nessuno pensi che la casa sia solo sua...».
Ecco, siamo al punto.
«Il Pd è una casa grandissima in cui devono trovare posto in tanti e in cui non è detto che qualcuno debba occupare sempre il posto di capotavola. Qualche volta può anche succedere che ci si sposti in un altro punto».
Oliverio si deve fare un po' più in là, insomma.
«Non stiamo dicendo che se ne deve andare: deve invece darci una mano. Ormai lo ripeto come un mantra: lui per noi è una risorsa importante. Però non è sufficiente. Vorrei che si comprendesse che questo gruppo dirigente ha uno spirito diverso rispetto al passato. Zingaretti non è al governo, stiamo cambiando lo statuto per togliere l'automatismo tra segretario del partito e candidato premier. Se fa un passo indietro Zingaretti, figuriamoci se non può farlo Oliverio».
Le strade potrebbero comunque dividersi.
«È uno scenario che non contemplo».
Forse dovrebbe.
«Fino a quando Oliverio dice che il Pd è casa sua, credo che accetterà, com'è giusto, le scelte della maggioranza del Pd e del segretario. Che faccia la sua battaglia è normale; ma sono certo che si fermerà nel momento in cui faremo una scelta. Una opzione diversa sarebbe troppo stridente con la sua storia politica».
Non mettete nemmeno in conto la possibilità di una divisione?
«La metteremo in conto quando si verificherà».
Cioè?
«Se uno si candida contro il suo simbolo, si mette lui stesso contro. È statutariamente automatico che non sia più parte di quel partito».
La Federazione di Cosenza si è ribellata e ha designato Oliverio quale candidato presidente. Sarà commissariata?
«Larghe parti del Pd vorrebbero provvedimenti e, in effetti, ci sarebbero le condizioni per un commissariamento. Io però credo che dobbiamo difendere un patrimonio collettivo. Non lo si fa a colpi di provvedimenti, ma con la sintesi e la mediazione».
Oliverio si è detto pronto a un passo indietro di fronte a un candidato meno divisivo di lui.
«Mi sembra un'apertura molto significativa».
Ma forse è un pretesto per chiedere le primarie, non trova?
«Non si faranno, né in Calabria, né in Emilia, né in Toscana. La sfida nelle regioni è decisiva, anche per la stabilità del governo, e non ci mettiamo a fare disfide tra noi».
Anche Oliverio, dopo Enza Bruno Bossio, ha parlato di possibili ingerenze della magistratura nelle scelte del Pd.
«È una cosa ridicola e perfino autolesionista. Noi non abbiamo mai accennato ai problemi di natura giudiziaria di Oliverio, sui cui pendono due richieste di rinvio a giudizio. Sono convinto che lui sia una persona perbene. Dietro la nostra scelta ci sono ragioni politiche, non so più come spiegarlo».
Il ministro Franceschini oggi ha proposto un secondo patto con i 5 stelle e Renzi. Come si traduce questo auspicio in Calabria?
«Bisogna mettere insieme tutte le forze che si riconoscono nel centrosinistra classico e i 5 stelle. Sappiamo che al loro interno ci sono molte anime e le rispettiamo. Ma crediamo anche che il Movimento debba farsi carico di questa realtà: siamo competitivi solo se stiamo uniti, altrimenti cediamo il passo al centrodestra».
Di Maio e i parlamentari calabresi sembrano contrari...
«La parola “sembrano” è già un primo passo. Dobbiamo attaccarci a qualsiasi possibilità (ride). Per natura confido sempre nell'intelligenza umana. In Calabria c'è un centrodestra spaccato che non ha ancora preso decisioni, ci sono al loro interno situazioni critiche. Quindi se creiamo una proposta che crei entusiasmo, possiamo vincere».
Sta lanciando un appello al Movimento?
«Ma certo. Uniamoci, rinnoviamoci tutti. Dobbiamo mettere una proposta che sia di cambiamento in sé. Se lo facciamo, le liste saranno uniformate al rinnovamento. Rivolgo appello a tutti: ai 5 stelle, a Oliverio, a Tansi».
Questa è una novità.
«Anche Tansi, certo. Sta costruendo una suo percorso civico ma si può aggregare in una esperienza più grande e dare una mano».
Sarà Pippo Callipo il vostro candidato? È anche quello dei 5 stelle...
«Non faccio nomi, non confermo né smentisco».
Perché?
«Sono per un'inversione di metodo».
Che vuol dire?
«Più che indicare noi i nomi, siano le forze che vogliono guidare un processo di cambiamento a mettersi a disposizione e a chiedere un aiuto ai partiti e ai movimenti per cambiare la Calabria».
Più criptico non si può.
(Ride ancora) Chiedo un atto di coraggio».
Sì, ma a chi?
«A chi vuole contribuire a questo processo. Tra qualche giorno concluderemo la ricerca e saremo in grado di mettere in campo una proposta civica molto forte, che potrà trovare larga condivisione».
bellantoni@lactv.it