I presidenti di Calabria e Sicilia sono intervenuti all’evento “Il Ponte sullo Stretto, una sfida necessaria”, organizzato dalla Fondazione Magna Grecia e dalla Fondazione Sicilia in collaborazione con il Gruppo Pubbliemme-Diemmecom, LaC Network e ViaCondotti21-LaCapitale: «Sul ponte siamo in perfetta sintonia»
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Una firma su un accordo per impegnare i governi regionali di Calabria e Sicilia nella realizzazione della grande opera e una stretta di mano tra i due governatori, che è già simbolo del collegamento tra l’isola e il continente. È il patto per il ponte, firmato simbolicamente da Roberto Occhiuto e Renato Schifani ieri a Palermo, all’evento al Teatro Massimo organizzato dalla Fondazione Magna Grecia e dalla Fondazione Sicilia, in collaborazione con il Gruppo Pubbliemme-Diemmecom, LaC Network e ViaCondotti21-LaCapitale. A coordinare le sessioni il direttore editoriale del network Alessandro Russo e il direttore strategico del gruppo Paola Bottero.
Una giornata di discussione sulle grandi sfide da affrontare per costruire l'opera numero uno nell'agenda del centrodestra, quel ponte che riempie da decenni la discussione politica e oggi sembra ad un punto di svolta. La sintonia tra governo centrale e governi regionali di Calabria e Sicilia, per la prima volta tutti di centrodestra, è totale. «Io e Schifani siamo sempre in contatto» ha detto Roberto Occhiuto «Siamo in sinergia totale, ragioniamo quasi in termini di macroregione. Il ponte è anche il simbolo dell'interesse del governo centrale verso il Mezzogiorno». E l'interesse di Occhiuto non è tanto, o solo, il ponte in sé, ma quello che porterà in Calabria ed è la sua risposta a chi parla di cattedrale nel deserto, l'opera da 12 miliardi di euro (secondo le stime dell'amministratore della Società Ponte sullo Stretto, Vincenzo Fortunato) costruita dove non c'è Alta Velocità e alcune linee ferroviarie non sono neanche collegate alla linea elettrica.
«Il ponte porterà altre infrastrutture» è sicuro Occhiuto «I tre miliardi che abbiamo ottenuto per la Statale 106 sono arrivati grazie alla discussione sul ponte. Perché ho spiegato che era necessaria prima di realizzarlo. Del resto c’era anche chi pensava che l’Autostrada del Sole fosse inutile perché mancavano le altre infrastrutture, ma è grazie a quello che poi sono arrivate. Dobbiamo pensare che per il Mediterraneo passa la maggior parte della logistica europea e Calabria e Sicilia possono davvero diventare l’hub dell’Europa sul Mediterraneo». In piena sintonia il suo omologo siciliano, Renato Schifani: «Siamo alla vigilia di un grande evento, è il tempo dell’assunzione di responsabilità, basta ad un Italia a due velocità» ha detto il presidente della Regione Sicilia «Vigileremo sui tempi, quello che mi preoccupa non è la copertura finanziaria, ma i tempi di realizzazione. Non ci siamo mai stati così vicini e la Sicilia farà la sua parte anche economicamente, per quello che potrà».
Il vecchio progetto del 2012 tirato fuori dal cassetto, una società in liquidazione, la Società Ponte sullo Stretto, riesumata per decreto dal governo Meloni, e la speranza del ponte tra Calabria e Sicilia si è riaccesa. «Finalmente oltre a parlare si sta anche facendo» ha ribadito Roberto Occhiuto «Questa è la stagione dei fatti, questa volta ci credo». «Il progetto del ponte fu cancellato dal Governo Monti con un colpo di penna» ha ricordato Renato Schifani «È questa mancanza di certezze che allontanano gli investimenti dal Sud, perché non si rispettano i contratti fatti dopo aver vinto una gara. La Società ha rinunciato a milioni di euro di danni a cui aveva diritto, rifare la gara oggi significherebbe riaprire il contenzioso e arrivare a sentenza».
Con i due governatori era presente anche il deputato Saverio Romano, vicepresidente della Fondazione Magna Grecia, a discutere della sfida politica che rappresenta la costruzione del ponte. «Che si usi il vecchio progetto oppure no, che si continui con questa società o no, basta girarci intorno» ha detto Romano «Il ponte è una prospettiva di futuro. Se non poseremo la prima pietra durante questa legislatura e con questi due governi regionali potremmo dire addio all’idea. Per riscattare queste terre servono uomini di buona volontà».