Non solo la minoranza, dunque, ma anche uomini della sua stessa coalizione hanno voluto la fine traumatica della sindacatura. E fa specie che tra i firmatari ci sia proprio Luca Morrone, presidente del Consiglio comunale e figlio del consigliere regionale Ennio che da settimane è in aperto contrasto con il coordinamento regionale e con il primo cittadino. Sul tavolo della discussione: l’uso del simbolo di Fi che Morrone vorrebbe e gli Occhiuto no e il ticket tra Occhiuto (sindaco) e Luca (vicesindaco) da lanciare prima delle nuove elezioni. Addirittura Morrone aveva chiesto di operare un rapido rimpasto per arrivare ad una soluzione di questo tipo con la sindacatura ancora in corso. Dagli Occhiuto e dalla Santelli, però, è arrivato l’ennesimo niet. E il presidente della Commissione di Vigilanza ha impiegato un secondo a dare il mandato ai suoi di finire il lavoro. Con la grande soddisfazione di Oliverio e Adamo e dei fratelli Gentile che aspettano Morrone a braccia aperte per partire alla riconquista di palazzo dei Bruzi.


Fermenti democrat


Stavolta non ha sbagliato i tempi neanche il segretario regionale del Pd Ernesto Magorno. E non appena ha capito che l’avventura del sindaco Mario Occhiuto stava volgendo al termine, si è avventato sul nemico chiedendone le dimissioni.


«La crisi amministrativa al Comune di Cosenza, che ormai si trascina da tempo, si è manifestata in tutta la sua drammaticità, con i banchi deserti nell'ultima seduta del Consiglio Comunale e con le vicende di queste ore – ha detto Magorno - Il sindaco di Cosenza è da tempo senza maggioranza. In particolare negli ultimi mesi sta facendo di tutto per nascondere la grave situazione di decadenza in cui è stata condotta la città. La città di Cosenza non può più essere mortificata dal ricorso spregiudicato ad una quotidiana pratica di illegalità e favoritismi. Sarebbe un atto di responsabilità se Mario Occhiuto trovasse il coraggio di dimettersi prima che la crisi istituzionale diventi irreversibile e foriera di ulteriore degrado».


Non solo. Fatto fuori Occhiuto, Magorno ha subito proiettato in avanti lo sguardo e fissato la riunione del centrosinistra per discutere dell’emergenza cittadine e delle primarie. Possibile che il centrodestra in frantumi abbi offerto al Pd la possibilità di ricompattarsi su un nome unitario?  «Il centrosinistra, da parte sua- dice ancora Magorno - metterà in campo per le prossime amministrative, un progetto alternativo capace di condurre una vera e propria opera di rinascita democratica nella città. Venerdì prossimo, come già concordato con Luigi Guglielmelli, sarà convocata una riunione dell'Assemblea provinciale del Pd, per discutere sulla grave emergenza che investe Palazzo dei Bruzi e sulle prossime elezioni primarie per la scelta del candidato a sindaco del centro sinistra  nella città di Cosenza».


Insomma le novità che stanno investendo il Comune potrebbero riaprire la discussione interna al centrosinistra. Anche perché a conti fatti non esistono sul campo candidature effettive. L’unico a dire chiaramente di voler correre alle primarie è stato Enzo Paolini su input di Guccione. Per il resto ipotesi da Ambrogio a Mancini finendo con la pista  assai suggestiva che porta qualcuno a ipotizzare un impegno in prima persona di Nicola Adamo. Il “burattinaio” della politica cosentina e consigliori di Oliverio da lungo tempo, decaduto l’obbligo di dimora fuori dalla Calabria, è tornato a fare politica a tempo pieno. E la cosa non è passata per nulla inosservata nella città dei lupi.


Il candidato renziano doc Lucio Presta, invece, fino al momento ha sempre dichiarato di non voler partecipare alla competizione delle primarie, ma solo alle elezioni vere e proprie, sperando in un sostegno unitario.


Che lo stato di emergenza a palazzo dei bruzi possa fornire un insperato assist ai colonnelli romani per imporre il serrate i ranghi su un solo nome?


Riccardo Tripepi