La davano per cosa fatta. Certa. Anzi, certissima. Invece la nuova legge elettorale della Calabria - che dovrebbe introdurre la doppia preferenza di genere - torna a inabissarsi nel percorso carsico del Consiglio regionale che annuncia la costituzione di un gruppo di lavoro composto da capigruppo e membri dell'Ufficio di presidenza «per formulare una proposta complessiva, con l'obiettivo di giungere in tempi serrati alla definizione del provvedimento».
Eppure sulla questione si è già dibattuto fino allo sfinimento, raccogliendo quelli che a parole sono consensi unanimi. Tanto che il varo della nuova legge era prevista già nel corso dello scorso Consiglio regionale, salvo poi rimandare a quello successivo perché - questa fu la motivazione - il presidente della Regione, Mario Oliverio, che in quei giorni si trovava in Canada, voleva essere presente a questo momento storico. E invece, nel diffondere gli ordini del giorno delle due sedute in programma il 23 e il 31 ottobre prossimi, è spuntato fuori il nuovo rinvio, questa volta termini.

 

Una decisione che non va giù ad Alessia Bausone, esponente Pd di Catanzaro, tra le principali promotrici della preferenza di genere, che dovrebbe assicurare maggiore presenza femminile nell’Assemblea legislativa regionale.
«Si (ri)parte da 0 – afferma Bausone - , dopo che il 31 luglio Flora Sculco ha chiesto in aula del Consiglio regionale la calendarizzazione immediata della proposta 31/10 che porta(va?) la sua firma, approvata dalla Commissione affari istituzionali all’unanimità tre anni prima; dopo che il 27 agosto la conferenza dei capigruppo aveva deciso all’unanimità di portare la proposta all’esame dell’aula e dopo che il 28 settembre nell’assise, davanti a giornalisti, si è votato, su proposta di Romeo e Arruzzolo (che pubblicamente si erano detti “convintamente a favore”) il rinvio della proposta di legge sine die adducendo informalmente pretesti giuridici sanati dagli emendamenti, snobbati, di Arturo Bova e la necessità politica che fosse presente il Presidente Oliverio, allora in Canada».

 

L’esponente democrat aveva già sentito puzza di bruciato la volta scorsa, quando l’approvazione data per sicura saltò.
«È tornato il Presidente, è sparita la legge - continua - ma, come un ennesimo coniglio dal cilindro, nasce il gruppo di lavoro. Una opzione scelta anche in Puglia 15 anni fa che non ha ancora prodotto una legge che contempli la doppia preferenza e le quote di genere. In Abruzzo si è scelto di essere più formali, istituento una “Commissione speciale per la modifica della legge elettorale” nel 2014 che, fino a luglio di quest’anno, si era riunita solo due volte. La terza, ad agosto, per veder formalmente ritirare ogni proposta di modifica della legge elettorale. Non proprio una scelta vincente, ma nel giugno scorso il Consiglio regionale ha comunque deciso all’unanimità di adeguarsi alla legge nazionale 20/2016, approvando la loro “legge Sculco”, scusandosi per il ritardo».

 

Eppure il tempo stringe, aggiunge Bausone, facendo notare che il Codice di buona condotta in materia elettorale adottato dal Consiglio d’Europa nel 2002 «chiede di non modificare le leggi elettorali nell’anno che precede le elezioni, pratica che la Corte europea dei diritti dell’Uomo nel 2012 ha stigmatizzato giudicandola minatoria della fiducia dei cittadini nelle istituzioni».
«Il gruppo di lavoro, quindi, dovrà lavorare assai celermente – conclude con una nota sarcastica -, avendo a memoria che in questa consiliatura poco meno di un anno fa Wanda Ferro subentrava a Giuseppe Mangialavori a suon di ricorsi ed il prossimo Mangialavori in Consiglio, potrebbe avere il loro nome».