Il Carroccio arretra dappertutto ma dal Pollino allo Stretto attira scontenti dal centrodestra (e non solo). Trattative con diversi amministratori locali sull’asse Durigon-Saccomanno in vista dell’avvio della grande opera
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Sembra cristallizzato il quadro politico italiano. Gli ultimi sondaggi di fine anno, quelli relativi a dicembre, non hanno registrato forti cambiamenti nei consensi dei partiti. Come se nessuno di loro sia riuscito in questi mesi a far cambiare idea agli italiani che, notoriamente, sono abbastanza volubili sul voto. Invece i sondaggi sembrano inchiodati ormai da diversi mesi, ma secondo gli esperti, la situazione potrebbe cambiare con l’avvio della campagna elettorale per le elezioni europee di giugno. Un voto dove il rapporto fra candidati ed elettori è diluito dalla grandezza delle circoscrizioni elettorali e dove, complice anche il sistema elettorale proporzionale, la dinamica del voto ha una forte cifra politica. Non solo.
Il voto per Bruxelles avrà inevitabilmente ricadute anche nel nostro Paese e in particolare sugli equilibri della maggioranza di Governo visto che il sistema proporzionale creerà una battaglia di tutti contro tutti, sganciati dalle coalizioni. Vediamo allora quella che è la situazione fotografata dai sondaggi e quelli che potrebbero essere gli scenari futuri.
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A dicembre Fratelli d’Italia ha perso due decimi di consenso passando dal 28,9 al 28,7 per cento, la Lega è rimasta stabile al 9,2 per cento e Forza Italia ha perso 0,2 punti passando dal 7,5 al 7,3 per cento. Nel complesso i partiti di governo hanno perso quattro decimi di punto.
Nel centrosinistra il Pd è sceso dal 19,4 al 19,3 per cento, Alleanza Verdi-Sinistra ne ha invece guadagnati due passando dal 3,4 al 3,6 per cento e Più Europa uno andando dal 2,5 al 2,6 per cento.
Il Movimento 5 Stelle ha guadagnato un decimo passando dal 16,3 al 16,4 per cento, Azione è rimasta ferma al 3,9 per cento, così come Italia Viva stabile al 3,1 per cento, mentre Italexit ha perso un decimo passando dall’1,8 all’1,7 per cento.
Questa quindi la griglia di partenza. Ma da qui alle Europee tutto è in mutamento. Gli analisti più accorsati dicono ad esempio che la Meloni sta elaborando una strategia in vista del voto di Bruxelles per consolidare ancora di più la leadership nel centrodestra.
Nel mirino c’è ovviamente la Lega, o meglio il suo segretario Matteo Salvini, che da un po’ di tempo si è ritagliato il ruolo di grillo parlante (sovranista) del Governo. L’idea del Presidente del Consiglio è neutralizzare la leadership salviniana virando a destra come dimostrano le ultime decisioni sulla mancata ratifica del Mes e le recenti posizioni sull’immigrazione.
L’obiettivo è fagocitare gli alleati in modo da spingere il Carroccio, dopo dieci anni, verso un cambio di segreteria. Con il sostegno del Ministro Giorgetti, l’obiettivo è quella di averne una più affidabile per il Governo. L’insoddisfazione all’interno del Carroccio c’è eccome, soprattutto nelle roccaforti storiche come il Veneto o il Friuli. D’altronde i numeri non mentono: alle Europee del 2019 la Lega era arrivata al 34,3% fino a crollare alle politiche del 2022 ad un misero 8,9.
Il motivo del tonfo per alcuni è legato al fallimento del tentativo di trasformare la Lega in un partito nazionale. Il Carroccio continua a tentare questa strada proponendo al Nord l’autonomia differenziata e al Sud il miraggio del Ponte sullo Stretto. Ma la strategia, almeno stando ai sondaggi, non sembra funzionare, anche per la contraddittorietà del messaggio politico, e al centrosud il Carroccio pare perdere sempre più terreno.
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Al momento, però, si tratta solo di ipotesi che aspettano la prova delle urne. In Calabria, ad esempio, non sembra essere così, anzi la Lega dà più di un segno di vitalità. La sua crescita, come altrove, è stata abbastanza caotica al punto che sono davvero pochi i leghisti della prima ora rimasti ancora nel partito. Quasi tutti sono stati spazzati via dai nuovi arrivi e da nuovi equilibri.
Al momento a Cosenza brilla la stella della deputata Simona Loizzo; a Catanzaro l’uomo forte resta il presidente del consiglio Filippo Mancuso, mentre su Reggio Calabria è recentissima l’acquisizione del consigliere regionale Mattiani. A questi va aggiunta l’assessore regionale ai Trasporti e al Welfare, Emma Staine e ovviamente i consiglieri regionali. Ma gli equilibri potrebbero cambiare presto perché è in atto una vera e propria campagna acquisti rivolta non solo ai delusi del centrodestra, ma anche a quelli del campo avverso. Un tentativo che sta portando i suoi frutti per due motivi.
Il primo è che la Lega è partito “contendibile”. Rispetto a Forza Italia e Fratelli d’Italia dove gli spazi sono davvero ristretti, nel Carroccio non ci sono questi recordman di preferenze o comunque non c’è una situazione così strutturata come altrove.
E questo è certamente un richiamo. Così come lo è una maggiore facilità al dialogo con Roma rispetto ad altri partiti. Il secondo motivo è proprio il Ponte sullo Stretto. Iniziativa bandiera soprattutto di Salvini, uno dei più grandi investimenti recenti che lo Stato ha messo in campo. E siccome l’opera partirà dalle sponde calabresi è evidente che la Lega qui in Calabria vuole essere ben rappresentata anche in una prospettiva futura di gestione dell’opera. Così le indiscrezioni parlano di trattative con diversi amministratori locali sull’asse Durigon-Saccomanno. Una strategia che sta dando i suoi frutti.
Basti pensare che a Cosenza il partito ha eletto per la prima volta un consigliere provinciale e molti altri stanno per passare. Le ultime indiscrezioni parlavano di un dialogo avviato con il consigliere regionale Katya Gentile. Lei proprio ieri ha smentito parlando di un patto d’onore stretto con il coordinatore forzista Francesco Cannizzaro. Ma il consigliere ha parlato di simpatie mai negate per Salvini e una certa insoddisfazione per lo scarso confronto che si vive in Forza Italia. Insomma non vogliamo assolutamente, contrariamente a quanto scrive la Gentile nella sua garbata replica, screditarla agli occhi del suo partito, ma qualcosa si muove. Poi se ci sarà o meno il passaggio si vedrà, forse dopo le Europee o semplicemente dopo che sarà risolta la vicenda del cugino Andrea che aspetta che la giunta per le elezioni della Camera si pronunci su un clamoroso ripescaggio. Si vedrà.
Per il momento i leghisti calabresi, con il supporto di Roma, sono in piena campagna acquisti. L’obiettivo è quello di superare il 5,8% delle ultime Politiche 2022 e magari anche l’8,33% delle regionali 2021.