Il presidente (non eletto) della Calabria risponde piccato alla nostra inchiesta che ha rivelato nuove assunzioni di staff nonostante la legislatura sia ormai finita e il Covid costringa i cittadini a subire il lockdown
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Con riferimento al nostro articolo dal titolo “Calabria zona rossa e Regione zona… franca. Assunzioni prima dello scioglimento: i nomi”, il presidente facente funzioni della Regione Calabria, Nino Spirlì, replica quanto segue:
«È falsa e destituita di ogni fondamento la notizia secondo la quale, in piena emergenza covid, avrei proceduto con la nomina di nuovi componenti nella mia struttura speciale. Si tratta di volgari illazioni, dal momento che, in seguito alla morte del presidente Santelli, ho semplicemente trasferito nella struttura della Presidenza gli stessi membri che già componevano il mio staff amministrativo. Non posso, perciò, fare altro che stigmatizzare quelle che sembrano nient’altro che strumentalizzazioni, probabilmente finalizzate a esasperare un clima già invelenito dal nuovo lockdown. Non posso, ancora, non rilevare come questi attacchi provengano da ex candidati alle ultime elezioni regionali che fanno parte di schieramenti avversi al mio e che si sono reinventati giornalisti, forse con l’intento di fare lotta politica con altri mezzi».
Risponde Alessia Bausone
Comprendo il nervosismo del Presidente facente funzioni che nella sua frettolosa replica non risparmia una sorta di “stilettata” personale a chi quotidianamente sgama gli intrighi di palazzo. Non so se ciò sia dovuto al suo mancato inserimento da parte di Matteo Salvini nella segreteria nazionale della Lega, sintomo di un certo abbandono ad un destino saturo di strafalcioni politici oppure direttamente al mare magnum di nomine che in queste ore vengono fatte nonostante la particolare situazione che sta vivendo la Calabria. Spirlì comprenderà che chi non è professionista della politica, come i suoi sodali, ben può inventarsi e reinventarsi quotidianamente per operare per il bene della società in cui sceglie di vivere. Ciò non è certamente una serratura in cui può trovar spazio la chiave della legittimazione. Risponda piuttosto nel merito spiegando quale illustre curriculum abbiano i componenti del suo staff, che ha nominato ex novo (e quindi nuovamente) per un totale di euro 142.108,48 mensili di soldi pubblici.
Lo spieghi, dato che uno di loro risulta avere un autolavaggio a Taurianova intestato formalmente alla moglie (e con qualche irregolarità), un altro è stato licenziato come commesso in un negozio di cioccolate americane a Gioia Tauro e un altro faceva semplicemente il service agli eventi della Lega. Tutti lavori onorevolissimi ma non da giustificare una nomina alla corte della più alta carica calabrese. Senza contare che il neo componente del gabinetto di Spirlì, Marco Maiolo, come primo requisito ha quello di essere stato compagno di scuola di Walter Rauti, vice del segretario della Lega Calabria, Cristian Invernizzi. Si faccia Spirlì foriero di cambiamento e trasparenza: pubblichi i curriculum del suo lauto staff. E soprattutto non cerchi di ridurre tutto al suo Ego da novello statista collegato via Skype con quelli che contano, ferito dalla verità di atti firmati e protocollati.
Nell’articolo che mette all’indice, si parla anche del Consiglio regionale e degli incarichi di staff rinnovati agli amici dei consiglieri in uscita. Gruppi di lavoro che resteranno in carica e percepiranno uno stipendio sicuro senza alcun lavoro da fare, visto che quello del 10 novembre sarà l’ultimo Consiglio regionale di questa legislatura. Si scagli contro questo scandalo, se vuole, e magari lo compari al suo mettendo in evidenza le differenze e ostentando su un pulpito ben più dignitoso di una nota stampa la sua buona fede. O crede forse, il facente funzioni, che il Consiglio regionale che regge la “sua” giunta non lo riguardi? Possibile. Tutto è possibile in questa Calabria vilipesa e umiliata da chi invece dovrebbe difenderla e inorgoglirla. Solo questo scatto di onestà intellettuale potrebbe rivelare la presunta caccia alle streghe che va narrando. Fino ad allora si limiti a leggere rispettando chi fa libera informazione in una regione difficile come la Calabria. Ne uscirà comunque bene. Di certo molto meglio di quanto emerge dalla sua denuncia di lesa maestà.