A guardare tra le pieghe dell'accordo di programma sottoscritto il 12 giugno 2017 a Palazzo dei Bruzi per la realizzazione della metro e di tutte le altre opere ad essa collaterali, Museo di Alarico compreso, emergono ritardi e inadempienze più o meno rilevanti sia da parte della Regione che da parte del comune di Cosenza.

Ritardi di routine da una parte e dall'altra

È vero che gli uffici del municipio sono andati avanti con le pratiche per la demolizione dell'ex Hotel Jolly senza preoccuparsi del trasferimento di proprietà né di versare la prima delle cinque rate da 160 mila euro concordate per l'acquisto dell'immobile. Ma è altrettanto vero che la Regione, come ricordato dall'assessore alla riqualificazione urbana Francesco Caruso, ha omesso di trasferire la prima tranche dei fondi, circa 600 mila euro, destinati a finanziare l’intera operazione. Nell'ambito di un intervento strutturale di così ampia portata, questo tipo di intoppi sono quasi una routine. Nulla di irreparabile neanche adesso che il Tar ha bloccato la demolizione del palazzo di Lungo Crati accogliendo il ricorso presentato dal commissario Aterp Ambrogio Mascherpa, preoccupato di rimanere con il cerino in mano, ovvero con lo stabile demolito e senza soldi in cassa.

Il nodo della candidature alla presidenza della Regione

C'è però anche un problema politico. Tra Mario Occhiuto e Mario Oliverio, sfidanti più o meno dichiarati nella corsa alla guida della Regione, si combatte da tempo una guerra fredda, un conflitto sottotraccia solo in parte mitigato dalle responsabilità istituzionali a cui entrambi sono vincolati. Ed ogni minimo scossone non solo fa saltare la tregua, ma mette a rischio anche i risultati faticosamente raggiunti. Così se la Regione non metterà a posto le cose con l’Aterp, Occhiuto bloccherà i lavori della metro, riguadagnando una fetta di consenso tra quella frangia di cittadini imbufaliti per la decisione di smantellare Viale Parco e che domani pomeriggio, 21 settembre, scenderanno in piazza per una manifestazione di protesta. In questo tira e molla all’ombra dell’ecomostro, rischia di sfuggire l’obiettivo comune perseguito dai due enti: quello di buttare giù lo scatolone posizionato a guardia della confluenza. E sarebbe per la città un’occasione persa.

 

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