I sostenitori della “moltiplica-poltrone” forse si aspettavano qualcosa di diverso. Per giorni hanno atteso che Filippo Mancuso, il presidente del Consiglio regionale, prendesse una posizione chiara ed esprimesse pubblicamente il suo parere – favorevole, ovviamente – sulla proposta che sta spaccando la politica calabrese. 

Ma la nota diffusa questo pomeriggio dal numero uno di Palazzo Campanella ha più amareggiato che tranquillizzato il pattuglione di centrodestra che vorrebbe istituire il “consigliere supplente”, stabilendo l’incompatibilità tra le figure di assessore e di consigliere regionali.

Capolavoro

In realtà, il testo di Mancuso è un capolavoro di equilibrismo. Perché, se da una parte il presidente difende senza mezzi termini la legge («attua un principio fondamentale dello Stato di diritto»), e quindi i cinque capigruppo che l’hanno firmata, accusando peraltro l’opposizione di alimentare «polemiche strumentali»; dall’altra riapre l’intera questione attraverso la convocazione di una riunione dei capigruppo di maggioranza. «Sarà quella la sede – precisa – per chiarire definitivamente la linearità democratica dell’iniziativa e la sua documentata invarianza di bilancio». 

Una finezza

Secondo diversi osservatori, quella di Mancuso potrebbe essere una finezza per togliere il testo dall’ordine del giorno ma senza far perdere la faccia a chi in questi giorni si è battuto per la riforma. Insomma, una strategia per evitare l’ok a una legge impopolare tenendo al contempo unito il centrodestra. 

In fondo, si chiede più di un consigliere, «se la maggioranza fosse stata davvero compatta e determinata, che bisogno c’era di convocare un nuovo vertice?». 

Finto rinvio?

Il rinvio sarebbe chiaramente una foglia di fico per nascondere il ritiro definitivo di una norma che ha scatenato un vero polverone. Dentro il quale ci è finito anche chi, come il governatore Roberto Occhiuto, non ha nulla a che vedere con la legge ma sta subendo in prima persona gli effetti mediatici dell’iniziativa dei suoi consiglieri. La “moltiplica-poltrone” è infatti diventata un caso nazionale da prima pagina. E Occhiuto non avrebbe nascosto tutto il suo fastidio per i risvolti di una vicenda che non ha nulla a che fare con la sua amministrazione. 

Neutrale, anzi no

Così il presidente, malgrado ieri avesse fatto trapelare la sua intenzione di rimanere neutrale rispetto alle libere decisioni dell’assemblea regionale, nelle ultime ore avrebbe suggerito agli emissari del Consiglio di rallentare e di usare maggiore cautela rispetto a una legge da più parti considerata inopportuna, malgrado la maggioranza, e lo stesso Mancuso, abbiano a più riprese ribadito che si tratterebbe di una riforma a costo zero. 

Gioco di sponda 

Sicché nel centrodestra la ricostruzione che va per la maggiore vede un Occhiuto che avrebbe giocato abilmente di sponda con Mancuso.

Fonti autorevoli del Consiglio, tuttavia, negano che la decisione finale sia già stata presa. Dipenderà, dicono, dalla compattezza della maggioranza: «Se saremo tutti d’accordo, la legge sarà portata in Aula e approvata». L’unanimità del centrodestra sembra però una chimera. Tra quelli che hanno già manifestato il proprio dissenso figurano la leghista Simona Loizzo, unico capogruppo a non firmare il testo, e gli assessori Gianluca Gallo e Filippo Pietropaolo. 

La Giunta

L’eventuale archiviazione della figura del consigliere supplente, inoltre, rimetterebbe in discussione le poche certezze sul rimpasto di Giunta. Occhiuto è chiamato a sostituire i due neo assessori Tilde Minasi e Fausto Orsomarso, e la “moltiplica-poltrone” – secondo una interpretazione ricorrente – sarebbe stata ideata anche per favorire l’ingresso nell’esecutivo del capogruppo di Fratelli d’Italia Peppe Neri, a scapito del favorito della vigilia, il sindaco di Locri Giovanni Calabrese. Che, a riforma approvata, si sarebbe dovuto accontentare di un posto da consigliere supplente. 

Gli irriducibili 

Rinviare la legge non sarà tuttavia così semplice, perché nel centrodestra non mancano gli irriducibili decisi ad andare fino in fondo e ad approvare comunque la norma, anche a costo di sfidare «campagne mediatiche nazionali». «Terremo il punto, non ci sono le condizioni per ritirare il testo», conferma un capogruppo. Come finirà?