Da Strasburgo, il parlamentare europeo di Fratelli d'Italia attribuisce agli avvistamenti tardivi in mare da parte delle autorità preposte la responsabilità delle tragedie che si consumano nel Mediterraneo e propone: «Responsabilizzare i Paesi d'origine e rendere più efficaci i rimpatri»
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«Sulla tragedia di Cutro abbiamo assistito a uno sciacallaggio da parte della Sinistra arrivata addirittura ad accusare la presidente del Consiglio Giorgia Meloni di avere le mani sporche del sangue di quei morti. Morti in realtà a causa di organizzazioni criminali che ogni anno trafficano centinaia di migliaia di esseri umani che, complice la propaganda immigrazionista della Sinistra, vengono convinti a cercar fortuna in Europa e stipati in barche sempre più fatiscenti da trafficanti consapevoli che quei mezzi potrebbero affondare ma convinti di poter contare in mare sull’aiuto di Ong che dell’ideologia No Borders fanno una missione». Così Vincenzo Sofo, europarlamentare di Fratelli d'Italia, in occasione del dibattito sulla risposta comune dell’Ue per salvare vite umane svoltosi nella riunione plenaria di Strasburgo.
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«Morti perché avvistati troppo tardi da chi ha il compito di sorvegliare le nostre frontiere, ma non ha strumenti a sufficienza per farlo anche perché azzoppato dall’opera di boicottaggio messa in atto dalla Sinistra, come il caso Frontex insegna. Come vedete dunque sulla responsabilità morale di queste tragedie ci sarebbe molto da dibattere. Ma il nostro dovere ora è semmai cercare soluzioni urgenti per i flussi migratori fuori controllo destinati a causare ancora tante morti. Soluzioni che la Commissione inizia finalmente a intravedere, annunciando di accogliere nostre richieste come il rafforzamento di Frontex, la responsabilizzazione degli Stati bandiera e rimpatri più efficaci».
«E la sede in cui accoglierle è la riforma del Trattato di Dublino, sulla quale a breve inizieremo a votare in commissione LIBE. In questa sede, quindi, chiediamo alla Sinistra se vuol davvero porre fine a queste tragedie, di rivedere l’approccio che ha sempre avuto accettando la nostra richiesta di rafforzare l’azione esterna alle frontiere affinché non ci si limiti solo a redistribuire i migranti che sopravvivono al mare, ma si lavori innanzitutto a dissuaderli dal rischiare di trovare nel mare la loro morte».