Curioso momento della campagna elettorale sui Tre Colli, ancora in fase di decollo come un aereo che rulla sulla pista in attesa di ricevere il definitivo via libera a partire dalla torre di controllo. Resta però il fatto che - anche se in pochi hanno ancora il coraggio di parlarne apertamente - si inizia a ipotizzare un clamoroso scenario. Quale? Semplice: una teoricamente possibile, anche se sempre molto difficile, vittoria al primo turno del fronte donatiano che, è bene ricordarlo per evitare ogni confusione, per farcela necessita del 50% più uno (non del 51%, come si sente ripetere gergalmente) dei voti validi.

E il perché di tale “previsione” è presto detto alla luce dell’adesione quasi in toto del centrodestra alla proposta amministrativa del prof Valerio Donato che ha da poche ore incassato i sì ufficiali di Forza Italia e Lega oltre a quello di Alleanza per Catanzaro (movimento civico allineato alla posizione del presidente dell’assise regionale leghista, Filippo Mancuso) e non si sa ancora se pure di Fratelli d’Italia comunque senza la componente vicina al consigliere di Palazzo Campanella Antonio Montuoro.

La direzione imboccata dal centrodestra potrebbe quindi, per l’ennesima volta, risultare determinante sebbene nell’occasione la coalizione non reciterà più un ruolo da protagonista assoluto come nell’ultimo quarto di secolo in cui nel capoluogo alle Comunali ha perso unicamente nel 2006 anche allora “orfana” della candidatura a sindaco di Sergio Abramo dimessosi con un certo anticipo, mentre era primo cittadino nel pieno svolgimento del suo secondo mandato consecutivo, per proporsi alla presidenza della Regione. Un’elezione, quella di metà anni Duemila, che pare dunque avere molte analogie con la tornata del prossimo 12 giugno, essendosi verificato il distacco di pezzi importanti del medesimo schieramento allora confluiti nel gruppo denominato Nuova Alleanza. Fronte politico, quello, parecchio “largo” con al suo interno, fra gli altri, esponenti dell’intero arco costituzionale.

Il riferimento è a Mimmo Tallini (al tempo di passaggio nell’Unione, essendosi candidato a fianco dell’aspirante governatore Agazio Loiero, poi eletto con ampio margine proprio sullo sfidante Abramo alle Regionali di un anno prima, peraltro conquistando il seggio nelle file dei centristi mastelliani dell’Udeur), a Piero Aiello (invece mai stato nel centrosinistra), e allo stesso Abramo da una parte nonché al comunista Pino Soriero (anch’egli in quel frangente collocatosi nell’Idv dipietriano) e al compianto socialista Pino Guerriero dall’altra.

Si tratta della stessa Nuova Alleanza, anche allora data per favorita, che fu effettivamente capace di battere in modo netto un centrodestra con alla testa addirittura il ministro junior alle Infrastrutture dell’epoca, il deputato Mario Tassone, salvo venire superata quasi a sorpresa al ballottaggio da “L’Ulivo” guidato da Rosario Olivo. Una storia che potrebbe ripetersi? Sbagliato, e lontano dalla realtà, farla così semplice. Non fosse altro perché stavolta il centrodestra non sarà ai nastri di partenza in forma autonoma. Circostanza che non è certo un dettaglio.

Così come non è secondario il fatto che Donato non è un’espressione dei maggiorenti a suo supporto al pari dell’ex dirigente locale democristiano Franco Cimino 16 anni fa quando a quest’ultimo venne riconosciuta la qualità di figura di alto profilo in grado di fare sintesi fra le varie anime della variegata coalizione. Cimino, in sostanza, non si era autocandidato come viceversa Donato adesso. Si tratta di due situazioni molto simili, quindi. Ma non perfettamente sovrapponibili, fra cui ci sono tuttavia tantissimi “punti di contatto”. Eccome se ci sono.