Il consigliere regionale favorevole alla possibilità di nuovi corsi nella città di Pitagora chiede che dal dibattito non resti fuori il territorio vibonese con l'istituzione di una sede distaccata dei tre atenei calabresi
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«Accolgo con favore e grande interesse il dibattito sulla possibilità di istituire una nuova facoltà di medicina a Crotone, in queste ore esaminata dalla Conferenza dei rettori calabresi. Ciò va nella direzione che io stesso ho più volte auspicato in materia di ridistribuzione dell’offerta universitaria regionale. Da questo processo, a mio avviso, non può e non deve restare fuori nemmeno la provincia di Vibo Valentia che rappresenta, ad oggi, un territorio svantaggiato sul piano della formazione universitaria pubblica, eccezion fatta per la prestigiosa presenza del Conservatorio di musica». È quanto sostiene, in un comunicato stampa, il consigliere regionale Antonio Lo Schiavo, presidente del Gruppo misto – Liberamente progressisti.
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«Bene, dunque, - prosegue il consigliere regionale - l’iniziativa intrapresa su Crotone ma, sia le istituzioni universitarie della regione che il presidente della Giunta regionale Roberto Occhiuto, a questo punto, valutino con attenzione la necessità di non lasciare fuori dal dibattito una realtà che ben si presterebbe quale sede distaccata dei tre atenei calabresi, facendo leva sulle vocazioni del suo territorio. Penso a discipline come Scienze turistiche (alla luce dell’elevata concentrazione di strutture ricettive) o a Scienze e tecnologie alimentari, sempre in coerenza con la vocazione territoriale, oppure (per restare all’ambito sanitario dove si registrano gravi carenze di figure specialistiche) ad una facoltà di Scienze infermieristiche che potrebbe trovare qui una sua opportuna collocazione».
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«Non si tratta di mere rivendicazioni campanilistiche ma delle legittime istanze di un territorio che ha molte opportunità da offrire e che, al tempo stesso, auspica pari condizioni di sviluppo. Istituire corsi di laurea nel Vibonese, coerentemente alla natura del suo tessuto economico e produttivo, può rappresentare - conclude Lo Schiavo - una spinta decisiva nella creazione di filiere virtuose oltre che un’eccezionale arma di contrasto allo spopolamento e alla fuga di cervelli»