Il presidente della Repubblica manda alle Camere la riforma della Giustizia voluta da Carlo Nordio, che contiene anche l’abolizione del reato di abuso d’ufficio. Il testo passa ora al Senato
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Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha dato il via libera al disegno di legge per la riforma della Giustizia voluto dal Guardasigilli Carlo Nordio, approvato lo scorso 15 giugno in Consiglio dei Ministri.
Il testo inizierà ora il consueto iter parlamentare in Senato, dove sarà esaminato dalla commissione Giustizia presieduta dall’avvocato leghista Giulia Bongiorno dopo una serie di audizioni, fra cui quella dell'Associazione Nazionale Magistrati, da cui sono arrivate le critiche più feroci.
La contestatissima riforma della Giustizia, che da mesi crea tensioni non solo tra il Governo e la Magistratura, ma anche all’interno della stessa maggioranza, contiene l’abolizione del reato di abuso d’ufficio, la stretta per i giornalisti sulla pubblicazione delle intercettazioni, le modifiche al reato di traffico di influenze illecite.
La firma del Quirinale, che non è stata accompagnata da nessun messaggio, arriva dopo il colloquio tra il presidente della Repubblica e la premier Meloni in cui Mattarella avrebbe chiesto di abbassare i toni della polemica con i giudici, e dopo le dichiarazioni di Meloni sul concorso esterno in associazione mafiosa qualche giorno fa, quando ha smentito il suo ministro della Giustizia che lo considera un reato inutile ed evanescente. Non è una priorità del Governo, aveva detto Meloni e infatti la rimodulazione del concorso esterno non è nel disegno di legge firmato da Sergio Mattarella.
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Il centrodestra continua a difendere la riforma nella sua interezza, ma, sembra, miglioramenti potrebbero arrivare durante la discussione parlamentare, a cominciare dal primo esame nella Commissione Giustizia presieduta dalla leghista Bongiorno, contraria all’abrogazione dell’abuso d’ufficio.
Il rischio era anche che l'abrogazione fosse in contrasto con la proposta di direttiva europea anticorruzione che, però, il centrodestra ha bocciato in commissione con il contributo del Terzo Polo proprio prima della firma della riforma della Giustizia da parte del presidente della Repubblica.