Che tristezza la Calabria che esce fuori dall’Arena di Giletti. Che tristezza vedere il giovane presidente del Consiglio comunale di Catanzaro, Marco Polimeni, non dire nulla di giovane davvero, di nuovo, di diverso da quello che potrebbe dire un qualunque politico con 40 anni di consigli comunali, provinciali e regionali sulle spalle.

 

Che tristezza il suo forbito politichese, che non ha neppure l’alibi di un congiuntivo sbagliato, neppure un cedimento sintattico che animi un afflato di indulgenza nello spettatore più distratto, segno che quel suo girare intorno al problema senza però mai sfiorarlo, è frutto di geometrie dialettiche studiate a fondo quando sognava cosa volesse fare da grande. Il politico, appunto. Quello old style però, che ancora tanto si porta a queste latitudini.


Polimeni ha accettato di partecipare alla trasmissione di La 7 per offrire la sua versione dei fatti sull’ennesima “rimborsopoli” che si è consumata in Calabria, secondo le indagini condotte dalla Procura di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri. Un’inchiesta che vede indagati 29 consiglieri comunali (su 32 in totale) e 5 datori di lavoro, per gettoni di presenza e rimborsi in realtà non dovuti o comunque ottenuti, secondo l’accusa, con metodi truffaldini.

 

Lui, che risulta tra i pochi non indagati, avrebbe avuto per questo la forza morale di dire qualcosa che non fosse la solita solfa infarcita di retorica sulla fiducia nella magistratura e sull’avviso di garanzia che non è una condanna. Avrebbe potuto dire legittimamente anche queste cose, ma avrebbe dovuto farlo con convinzione, magari scagliandosi con passione e coraggio contro i giustizialismi, difendendo davvero i suoi colleghi, se crede che non abbiano fatto nulla di cui vergognarsi.

 

Invece, nonostante le aggressive sollecitazioni di Alessandro Cecchi Paone e le più meditate domande di Luca Telese, entrambi in studio con il conduttore, il giovane Polimeni, in collegamento dal suo ufficio di presidenza a Catanzaro, a conti fatti, non ha detto proprio niente. Non si è mai indignato per uno scandalo che racconta anche di assunzioni fittizie per farsi rimborsare le ore lavorative “perse” in Consiglio.

 

Non ha mai espresso il valore aggiunto dei suoi 33 anni, non ha mai fatto balenare in chi guardava la speranza che, tutto sommato, qualcosa può cambiare anche in Calabria. Con la sua faccia pulita e la parlantina collaudata si è rifugiato nei regolamenti, nella legislazione lacunosa, e ha giustificato la presenza alla puntata di Non è l'Arena con la volontà di “difendere l’Istituzione consiliare”, senza comprendere che questa sua reticenza, questa mancanza di partecipazione allo sdegno crescente in chi, da casa, sentiva di soldi pubblici percepiti per non fare nulla o troppo poco, non faceva altro che screditare ancora di più quel Consiglio comunale che rappresenta ai massimi livelli.

 

Un atteggiamento conciliante che invece di smussare gli angoli della discussione l’ha resa sempre più affilata, sino a quando Polimeni, cogliendo apparentemente un suggerimento fuori campo, ha detto che «non c’è miglior esempio per un giovane calabrese che il procuratore Gratteri». Boom. Giletti è letteralmente esploso (QUI IL VIDEO), accusandolo di ipocrisia e di avere un invisibile suggeritore al suo fianco, fuori dalla portata dell’obiettivo della telecamera che lo inquadrava. «Non sono un coglione - ha urlato il conduttore -, se ha coraggio mi faccia vedere l'inquadratura, chi gliel'ha suggerito?».

 

Il presidente del Consiglio comunale di Catanzaro ha cercato invano di giustificarsi, affermando che era stato un tecnico ad attirare la sua attenzione, per sollecitarlo a sistemarsi più al centro dell’inquadratura. Probabilmente è vero, probabilmente no. Non è questo il punto. Il punto è che le parole di Polimeni su Gratteri sono apparse inutili quanto quelle che le hanno precedute, perché avevano lo stesso identico sapore della retorica di circostanza.

 

Da quel momento in poi, la trasmissione è stata più fedele che mai al suo titolo, (Non è) l’Arena, e a Polimeni non è restato che rimanere infilzato dalle banderillas che venivano scagliate dallo studio di La 7. Fino al colpo fatale: «Se davvero crede in quel che dice – lo ha sfidato Giletti -, ci aspettiamo di vederla in prima file alla manifestazione a sostegno del procuratore Gratteri in programma il 18 gennaio». Preso in contropiede, il presidente del Consiglio comunale ha prima cercato nuova ispirazione nel politichese («l’Istituzione sarà rappresentata»), ma poi, incalzato affinché confermasse la sua presenza, ha assicurato: «Ci sarò».
Anche il network di LaC ci sarà, vedremo.

Intanto, nel corso della giornata, Polimeni è tornato sulla sua burrascosa partecipazione alla trasmissione di Giletti. Qui la sua replica.


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