L'avvocato Marcello Manna è stato assolto dall'inchiesta Malarintha, che indagava su una presunta cattiva gestione del Comune di Rende guidato dallo stesso penalista. L'inchiesta era uno dei pilastri su cui si fondava la relazione d'accesso che ha portato allo scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose.

«Rimane la voglia di riscatto di una città che è stata offesa, mortificata senza alcun motivo. Questo fa nascere una serie di sentimenti. Ieri di fronte ai funzionari e al personale del Comune che sono stati sospesi dalle funzioni per mesi ed erano lì presenti, vederli che possono rientrare a testa alta è stato davvero un momento di felicità. Perché hanno subito la mortificazione dell'inchiesta e anche quella di essere stati sostituiti», dice l’ex sindaco di Rende.

Manna poi parla di una brutta pagina per Rende quella delle manifestazioni antimafia di fronte ad una vicenda giudiziaria in itinere «Oggi quelle persone non chiedono scusa, si candideranno in qualche partito taxi, faranno finta di non ricordare ciò che è successo. Però i cittadini se lo ricordano, le assicuro»

Sui motivi di un eventuale disegno ai danni della sua amministrazione, Manna dice che «eravamo un'amministrazione libera, non rispondevamo a nessun potere forte, la città aveva ripreso a correre, stava uscendo dal predissesto». L'avvocato dice di indagini costruite e di aver avvertito l'accerchiamento e non solo per le indagini e parla di una storia che si ripete in Calabria citando i casi del sindaco di Pizzo, di Rosarno, del presidente Mario Oliverio, di Giacomo Mancini. «La storia della Calabria è questa, fatta di poteri forti e indagini che lasciano il dubbio su chi muove le fila. Vedremo. C'erano interessi? Non so quali abbiamo toccato. Certo mi viene da dire che un argomento forte era il Psc, io ho provato a realizzare quello che era in itinere. Credo che lì abbiamo toccato qualche filo».

Nessun dubbio nemmeno sul modo in cui è stato approvato lo strumento urbanistico, oggi revocato dalla commissione prefettizia. Il problema, sostiene l'ex sindaco, era il contrario ovvero il ritardo con cui non era stato varato, anche perché la Regione aveva già annunciato il commissariamento in caso di non approvazione. Per questo l'approvazione fatta davanti alla Prefettura per Manna non aveva alcun senso e si dice meravigliato che la Prefettura abbia aperto un dialogo su queste cose.

Nella relazione, aggiunge l'avvocato, ci sono tre persone che lanciano accuse importanti ma che non sono mai state verificate. «Oggi - dice Manna - abbiamo la prova che quelle dichiarazioni sono false e lo segnaleremo all'autorità giudiziaria». Sul referendum Manna parla di metodo sbagliatissimo e di pochissima informazione. Un errore, poi, è stato politicizzare la consultazione.

Il No, però, spiana la strada alle amministrative a Rende, che si terranno a giugno. Su questo il Laboratorio Civico, sostiene Manna, si sta preparando e sta raccogliendo un numero crescente di adesioni. Per quanto riguarda poi la sua persona, l'avvocato dice di non essersi ancora informato sulla possibilità, avendo superato un mandato e mezzo di sindacatura, di una sua clamorosa candidatura.