Soprattutto per le modalità con cui avviene la rinuncia alla nomina di Ferdinando Aiello commissario dei circoli cittadini a Cosenza. Dopo averlo scelto e provocato un autentico putiferio all’interno del partito ieri, proprio durante la Leopolda sulla sanità, ha fatto sapere che Aiello non ricoprirà quel ruolo per gli impegni di commissario ad Enna e Messina. Le stesse motivazioni con le quali, durante gli scorsi giorni, era stato fatta trapelare una possibile rinuncia da parte dello stesso deputato cosentino. In tanti adesso pensano che Magorno abbia provato a “scaricare” su Aiello la responsabilità del passo indietro trovando il niet dello stesso deputato e dello stato maggiore del partito che ha voluto che fosse il segretario ad assumersi le proprie responsabilità.
L’altro punto a sfavore del segretario è la tempistica con cui arriva la comunicazione. Proprio nella giornata di oggi sarebbe scaduto il termine per la convocazione della direzione regionale del partito necessaria per ratificare la nomina di Aiello, avvenuta 30 giorni prima. Una convocazione che non è mai arrivata, nonostante le pressioni e le richieste della federazione cosentina che avevano chiesto di fare presto per respingere l’iniziativa del segretario, convinti di avere i numeri per bocciarla. Convinzione suffragata dalle 174 sottoscrizioni alla richiesta di convocazione dell’assemblea che costituiscono la maggioranza del parlamentino democrat formato da 300 componenti. Il segretario ha ignorato la richiesta e fatto arrivare tutto all’estremo termine. Anzi facendo trapelare che il termine non fosse perentorio, ma che tutto si sarebbe potuto ratificare anche in un secondo momento. Magari proprio in occasione dell’assemblea regionale che si dovrebbe svolgere il 28 novembre prossimo sui temi della sanità, anche per raccogliere il frutto del lavoro della “Leopolda”.
Ieri, invece, il colpo di scena. Probabilmente anche teleguidato da Roma, da Lotti e Minniti che nelle prossime settimane avranno ben altro di cui occuparsi considerato quanto avvenuto a Parigi.
Ed allora il segretario si è trovato costretto a bere l’amaro calice e ad annunciare la rinuncia al commissariamento. Offrendo la mano tesa a Mario Oliverio che ieri non è mancato all’appuntamento sulla sanità con Gelli. Anche sul commissariamento, per il quale segretario e governatore hanno incassato la doccia fredda di Roma, si sono registrate posizioni di vicinanza.
Probabile, dunque, che il segretario pur perdendo ancora in termini di credibilità riesca con questa mossa a salvare la leadership. Difficilmente Oliverio e i suoi potrebbero attaccarlo dopo che il segretario ha effettuato un tale passo. E se davvero i bersaniani sono maggioranza non è immaginabile che siano i renziani stessi, di cui Magorno è espressione, a provare a sfiduciarlo rischiando di perdere. Insomma parrebbe ripetersi l’alchimia che tiene il segretario in piedi fin da quando si è visto prima imporre primarie che non voleva e poi ha alle stesse ha visto perdere il suo candidato.


Riccardo Tripepi