Non sarà più il 31 dicembre 2024, ma alla fine di quest’anno il termine concesso ai proprietari di sale gioco e di slot machine per adeguarsi alla legge in vigore dal 2018. Ma il provvedimento passa a maggioranza con la convinta contrarietà di tutta l’opposizione.

Luciana De Francesco (FdI) illustra il provvedimento di legge sulla “Modifica all’articolo 16 della legge n. 9 del 2018: “Interventi per la prevenzione e il contrasto del fenomeno della ‘ndrangheta e per la promozione della legalità, dell’economia responsabile e della trasparenza”, che consente ai titolari delle sale da gioco, delle rivendite di generi di monopolio e delle sale scommesse esistenti alla data di entrata in vigore della legge, di adeguarsi alle prescrizioni circa la loro ubicazione entro il 31 dicembre 2024. Sulla proposta licenziata “in via d’urgenza”, a maggioranza, nel corso della seduta congiunta tra Prima, Terza e Commissione speciale contro la ‘ndrangheta si è registrato lo scontro con l’opposizione.

La legge al comma 3 dell’art. 16 stabilisce che “è vietata la collocazione di apparecchi per il gioco […] in locali che si trovano ad una distanza, misurata in base al percorso pedonale più breve, inferiore a trecento metri per i comuni con popolazione fino a cinquemila abitanti e inferiore a cinquecento metri per i comuni con popolazione superiore a cinquemila abitanti da: a) istituti scolastici di ogni ordine e grado; b) centri di formazione per giovani e adulti; c) luoghi di culto; d) impianti sportivi; e) ospedali, strutture residenziali o semiresidenziali operanti in ambito sanitario o sociosanitario; f) strutture ricettive per categorie protette, ludoteche per bambini, luoghi di aggregazione giovanile ed oratori; g) istituti di credito e sportelli bancomat; h) esercizi di compravendita di oggetti preziosi ed oro usati; i) stazioni ferroviarie”.

La De Francesco però nel corso dell’illustrazione del provvedimento annuncia la presentazione di un emendamento al testo per ridurre la proroga al 31 dicembre 2022.

Davide Tavernise (M5s) che nell’immediato aveva attaccato ferocemente il testo passato in Commissione, ha continuato a mostrare tutta la sua contrarietà al provvedimento, ringraziando però la maggioranza per aver fatto un passo indietro rispetto ai termini della proroga. Passo indietro che però non fa cambiare posizione ai pentastellati che annunciano comunque il voto contrario in aula.

Ernesto Alecci (Pd) si è detto convinto che questo tipo di sale gioco debbano comunque chiudere e che la proroga sposti solo il problema senza risolverlo. Ferdinando Laghi (deMa) ha ritenuto pleonastico ribadire la netta contrarietà del suo gruppo, concetto ribadito da Antonio Lo Schiavo secondo cui il messaggio politico che va all’esterno è «devastante»: «ancora una volta ci sono dei freni all’applicazione di una norma costruita lucidamente dall’ex consigliere Bova».

Amalia Bruni (Misto) da parte sua sostiene che la proroga nonostante sia stata ampiamente ridotta: chi ci guadagna dalla proroga? Gli esercenti? Gli usurai? Non ci guadagna sicuramente la salute dei cittadini e dei giocatori patologici che diventano invisibili senza nessun sostegno sociale. E poi la Regione aumenterà i costi di assistenza a questi soggetti. Non ci guadagna l’Ente che continuerà a non avere una legge chiara contro le slot machine e il gioco d’azzardo». Ad annunciare il voto contrario del Pd è comunque Domenico Bevacqua che sposa in pieno l’intervento di Lo Schiavo.