Parla di «pasticcio inenarrabile» Massimo Cacciari, nel commentare il cul de sac in cui è finita la politica italiana dopo la sentenza della Consulta in merito alla legge elettorale. Italicum promosso a metà, o parzialmente bocciato, a seconda dei punti di vista.

 

L’ex sindaco di Venezia, ospite nel centro storico di Cosenza della cerimonia di inaugurazione del Centro Internazionale di Studi Telesiani, Bruniani e Campanelliani, non si sottrae ai cronisti e con la consueta schiettezza ribadisce la propria posizione sull’attuale fase della politica italiana, all’indomani delle determinazioni della Corte Costituzionale.

 

 Legge elettorale: l’Italicum “corretto” dalla Consulta

 

«Non saprei neanche da che parte incominciare tanto è grande il pasticcio – dice il filosofo - Ora abbiamo una riforma pseudo maggioritaria, ma in realtà proporzionale perché al 40% dei consensi nessuna lista potrà mai arrivare. Quindi, o si mettono insieme capra e cavoli in uniche liste per raggiungere la fatidica soglia, oppure alla fine questo sistema sarà di fatto un proporzionale. Non un proporzionale da prima Repubblica – precisa - ma addirittura una legge che mantiene lo sconquasso di due diversi sistemi elettorali tra Camera e Senato. Come se non fosse bastato tenere il Senato, già di per sé una sciagura, ci tocca eleggerne i rappresentanti anche con un sistema elettorale completamente diverso rispetto a quello della Camera. Per quanta fantasia uno ci metta, peggio di così non si poteva arrivare. Vediamo se il Parlamento ce la fa a rimediare – aggiunge Massimo Cacciari – Anche l’eventualità di sorteggiare i capilista per associarli alle circoscrizioni è comica. Cose da non credere. Fare una legge elettorale seria è possibile – conclude il filosofo - Ma il sistema politico italiano è un casino totale, sono saltati tutti gli equilibri, non ci sono forze politiche degne di questo nome ma soltanto movimenti allo stato liquido-gassoso e da movimenti così non può nascere nessun progetto, nessuna idea. Che Dio ce la mandi buona e facciamoci gli auguri».

 

 

Salvatore Bruno