L’edilizia popolare in Calabria è ferma da anni. Sono 35690 gli alloggi Aterp in Calabria di cui almeno 1176 occupati abusivamente secondo le ultime stime. Il paradosso, che fa capire l’ampiezza del problema, è che fra questi c’è anche la sede dell’Aterp di Cosenza, in via Savoia, occupata da decenni da alcune famiglie. A tutto questo si deve aggiungere la morosità, colpevole e incolpevole, che ammonta a qualcosa come 80 milioni di euro.

«Quando si parla di edilizia popolare la questione è rimasta limitata alla manutenzione degli immobili - di dice Maria Carmela Iannini, commissaria da quasi un anno dell’Aterp Calabria - non avendo risorse proprie per costruire nuovi alloggi ci si preoccupa di manutenere quelli che abbiamo».

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Ce ne sono tantissimi sfitti in Calabria…
«In effetti l’idea è quella di trovare una formula che possa coinvolgere i centri storici e i borghi dove ci sono tutti questi immobili vuoti che potremmo acquisire e metterli a disposizione degli studenti piuttosto che le giovani coppie che ci chiedono assegnazione alloggi. Tutto questo in una logica legata al green, l’efficientamento energetico, il digitale. Che è quello che ci chiede l’Europa, dove per la prima volta verrà istituita una commissione per la casa. L’attenzione sulla casa è ai massimi storici».

Numeri sul fabbisogno?
«Più che numeri posso dire che gli alloggi che abbiamo hanno una media di 40/60 anni di vita e oggi non rispecchiano più le esigenze delle richieste che riceviamo. Faccio un esempio: 50 anni fa l’alloggio popolare veniva assegnato a nuclei familiari per la maggior parte legati a situazioni di disagio sociale. Oggi la maggior parte delle richieste ci viene da giovani coppie che hanno difficoltà di accesso al mutuo. È cambiata la tipologia di soggetti anche perché la società di oggi ci pone di fronte ad una situazione: l’Isee di una famiglia che ci chiede aiuto spesso è quello di una famiglia che prima era medio borghese. Quindi adesso è l’intero approccio dell’edilizia popolare che deve cambiare. Sicuramente la disponibilità di alloggi è inferiore alle richieste».

Di molto?
«Abbastanza perché abbiamo anche alloggi sfitti. I Comuni che stilano le graduatorie sono in difficoltà, ci sono pochi alloggi attivi disponibili; per consegnarne uno bisogna essere certi che sia abitabile. Spesso ripristiniamo gli impianti elettrici perché hanno 50 anni e non possiamo mettere a rischio le persone. Questa manutenzione continua ci sottrae risorse».

Ma l’Aterp come si finanzia?
«Siamo ente pubblico non economico sotto la vigilanza del Dipartimento Lavori Pubblici della Regione Calabria e ci finanziamo con i proventi della legge 560 che è la legge che ci permette di vendere i nostri alloggi e destinare una percentuale di questi incassi alla manutenzione. Ogni anno facciamo richiesta di avere un nulla osta per destinare questi fondi. È poca roba rispetto a Bolzano o in Veneto. Lì un alloggio popolare costa al metro quadro 2000 euro però questa è la sfida a cui vogliamo rispondere: realizzare case popolari all’avanguardia con rete wi fi, domotica. Poi sul piano finanziario c’è anche un altro grosso problema».

Quale?
«Quello dell’Imu dovuto ai Comuni perché noi siamo proprietari anche di alloggi sfitti o con inquilini morosi. Questo espone l’Aterp a una grossa situazione debitoria per la quale, grazie anche al nostro ruolo in Federcasa, stiamo cercando una soluzione. L’idea, che molti sindaci hanno accolto positivamente, è quella di stralciare parte di queste somme per finalizzarle alla manutenzione degli alloggi».

Quanto incide il fenomeno dell’occupazione abusiva?
«Oggi viaggiamo su una morosità importante tanto da avere affidato alla Sua di Crotone un appalto che ci porterà ad affidare in concessione il recupero giudiziale ed extragiudiziale di crediti vantati dall’Aterp che si avvicinano agli 80 milioni. Oltre questo appalto abbiamo varato un nuovo regolamento, quasi un mese dopo che mi ero insediata, e sta dando i suoi frutti. Siamo notificando i decreti di rilascio nei casi in cui siamo in presenza di una morosità importante. Insieme a tutto questo con diversi consiglieri regionali, che devo dire la verità mi stanno supportando molto nella mia azione, a breve chiederemo l’istituzione di un fondo sulla morosità incolpevole. È vero che c’è chi pensa che gli alloggi siano gratis e non vuole pagare, ma c’è anche chi non può pagare. Certamente istituire un fondo regionale sulla morosità incolpevole è un modo per consentire ad Aterp di affrontare meglio alcune situazioni. La morosità colpevole è quella delle occupazioni abusive soprattutto da parte di categorie di persone radicate in alcuni quartieri: penso viale Isonzo a Catanzaro, Arghillà a Reggio per le quali io da subito ho collaborato con le Prefetture con protocolli d’intesa e azioni sul campo. Partecipo a cabine di regia per procedere agli sgomberi e una volta liberi li rimettiamo in rete. Non è facile perché dobbiamo sgomberare famiglie, con minori a volte. Bisogna interessare anche il governo centrale di questa situazione, c’è bisogno di avere una maggiore presenza dello Stato. Pensi che quando ci segnalano i tentativi di occupazione, perché noi se non ce lo segnalano non possiamo saperlo (dovremo essere onnipresenti in circa 40mila alloggi) noi prontamente mandiamo le nostre squadre a murare gli ingressi di questi alloggi che spesso vengono demoliti anche in presenza di forze dell’ordine. È difficile arginare questo fenomeno».

Anche la sede dell’azienda è occupata…
«Sì, noi oggi siamo ospiti a Vaglio Lise nell’ex Palazzo della Provincia perché la nostra sede storica di via Savoia, a Cosenza, è occupata dai Prendocasa. Una delle prime cose che ho ritenuto giusto era far ritornare l’Aterp in possesso di quella sede. Ho chiesto al dipartimento vigilante di mettermi nella condizione di realizzare qualche alloggio in più a Cosenza per trasferire queste famiglie, cosa che negli ultimi 15 anni non si è riusciti a fare. Saremo fruitori di un importante finanziamento con il quale realizzeremo una trentina di alloggi in un fabbricato di via Cilea che il Comune ci darà in concessione. La reputo un’operazione importante anche per dare un segnale di legalità».

Le risulta un racket sulle case popolari?
«Ricevo numerose lettere anonime, ma questa è una problematica che è stata posta all’attenzione degli organi competenti. Più che attivare le mie squadre per verificare chi occupa gli alloggi non possiamo fare. Anche perchè non siamo forze di Polizia e abbiamo anche problemi di organico».

Quanto personale le manca?
«A fronte della previsione della dotazione organica di 245 unità previste ne sono state registrate soltanto 107 in servizio, alla data del 20 novembre 2023, con una carenza di organico pari al 56,33%. Una situazione alla quale stiamo cercando di porre rimedio anche attraverso procedure di mobilità».