C’era anche Jasmine Cristallo, leader delle Sardine calabresi, questo pomeriggio dal ministro del Mezzogiorno Giuseppe Provenzano. Un tour romano che continuerà domani con l’incontro con il ministro per le Autonomie regionali Francesco Boccia e si concluderà nel week end con il probabile faccia a faccia con il premier Giuseppe Conte.

 

Oltre alla rappresentante calabrese, a formare la delegazione del movimento, nato in Emilia Romagna alla vigilia delle elezioni regionali, c’era il referente nazionale Mattia Santori, Massimiliano Perna (portavoce delle Sardine in Sicilia), Michele Esposito (Campania) e Isabella Capozzi (Puglia). E sono state proprio le Sardine pugliesi, con una lettera aperta al Governo, a fare da battistrada a questo giro di “consultazioni” capitoline.

 

«Un segno di attenzione - si legge in una nota diffusa dopo l’incontro con Provenzano - a cui, con molta franchezza, faremo seguire un'assidua e puntuale fase di osservazione».
Non si sono presentate a Roma a mani vuote, le Sardine, ma con una piattaforma programmatica che fissa alcune priorità per il Sud, glissando sull’analisi dei ritardi e del gap che divide il Mezzogiorno dal Nord, riflessioni che sarebbero solo «ripetitive e frustranti» - sottolineano - per quanto sono scontate.

 

«Non conosciamo nel dettaglio il “Piano per il Sud” – affermano nella loro nota - ma crediamo sia arrivato il momento di renderlo partecipato davvero, coinvolgendo Enti, Associazioni e “corpi intermedi” locali che ben conoscono le emergenze del territorio e non le interpretano sulla base, ripetiamo, dei freddi numeri ministeriali».
È questa la premessa sulla quale poggiano le proprie proposte. A cominciare da una «commissione permanente per il Mezzogiorno costituita da Presidenza del Consiglio, Ministero dell’Economia e Finanze, Ministero per il Mezzogiorno, Ministero per i Rapporti con le Regioni, Ministero del Lavoro, Governatori di Sardegna, Calabria, Sicilia, Campania, Molise, Puglia, Abruzzo, Basilicata».

 

E ancora, nel dettaglio: «Un’attenzione particolare alla nostra macchina amministrativa che “arranca” ed è sempre più in difficoltà. Lo sblocco del turn over nella Pubblica Amministrazione (che in questi giorni prenderà il via) è un’operazione che apprezziamo, ma non possiamo esimerci dal rilevare che proprio numeri di settore vedono alcune aree del Sud enormemente svantaggiate rispetto al Nord. Infatti, rispetto al forte ridimensionamento della Pa meridionale, la Puglia, ad esempio, ha quasi 1/3 dei dipendenti pubblici del Trentino Alto Adige; pertanto sfatiamo pure il luogo comune che al Sud c’è il "posto fisso" per tutti. Sarebbe il caso che nella distribuzione delle prossime assunzioni fossero prese in esame le condizioni svantaggiate cui, ad oggi, molte regioni del Sud sono ancora soggette».

 


Non manca la richiesta di «investimenti strutturali pluriennali per il segmento formazione e ricerca». «Dagli asili nido all'Università (passando per le start-up innovative e le imprese ad alta caratterizzazione tecnologica) - continuano -. Il riconoscimento e quindi gli investimenti sul Meridione di “area tecnica” con nuove tecnologie; Umanistica; studi di settore e modelli socio economici nel bacino del Mediterraneo (con particolare attenzione alle relazioni internazionali, agli scambi ed alla condivisione di progetti con gli altri Paesi che vi si affacciano).

 


Poi propongono «un piano di sviluppo per le grandi opere», con interventi «sulle principali arterie dei collegamenti ferroviari verso il Sud del Paese», e un piano per il recupero e la valorizzazione dei «borghi abbandonati di Calabria e Basilicata e dello stesso Centro Storico di Taranto», con particolare attenzione alla messa in sicurezza degli edifici pubblici e alle opere pubbliche incompiute.

 

Insomma, c’è di tutto. Con riferimenti anche all’utilizzo efficace dei fondi comunitari e un focus su Taranto e sulla Puglia, da cui è partita la lettera aperta che ha fatto da buon viatico agli incontri romani. Il denominatore comune delle proposte resta l’idea di «un Sud che vada oltre i soliti luoghi comuni e lo veda come una risorsa, altro che zavorra!».