Il collaboratore di giustizia Andrea Mantella, invece, tira in ballo l'ex consigliere regionale vibonese Pietro Giamborino
Tutti gli articoli di Politica
PHOTO
Aprono uno scenario del tutto inedito ed inquietante anche sul fronte delle collusioni con la politica, le dichiarazioni del collaboratore di giustizia, Raffaele Moscato, sicario spietato ed elemento di vertice del clan dei Piscopisani all’interno del quale ha raggiunto l'elevato grado 'ndranghetistico del “vangelo” che gli ha permesso di venire a conoscenza dei segreti più scottanti della consorteria mafiosa di Piscopio (in foto).
La Dda di Catanzaro sta infatti indagando sui rapporti intrecciati negli anni dal clan dei Piscopisani con i “colletti bianchi” e, in particolare, con i politici del Vibonese. Dichiarazioni – quelle di Moscato – che potrebbero rivelarsi dirompenti e creare non poco imbarazzo nella politica cittadina e provinciale, accendendo i riflettori su “fulminanti” carriere politiche all’ombra di patti inconfessabili. Dagli atti dell’operazione “Rimpiazzo” contro il clan dei Piscopisani si ricava che tale segmento di indagine è abbastanza corposo, contenuto in ben 11 pagine di dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia, Raffaele Moscato, nel corso di un interrogatorio avvenuto il 14 luglio 2015 (l’inizio della collaborazione risale a marzo 2015) nel carcere di Rebibbia dinanzi al pm della Dda di Catanzaro, Camillo Falvo, ed a personale delle Squadre Mobili di Catanzaro e Vibo Valentia. Moscato ha indicato specificatamente tutti i “politici vicini ai Piscopisani”. Un vero e proprio “terremoto” politico-giudiziario rischia quindi di abbattersi presto sulla politica vibonese grazie all’opera di contrasto – volta a spezzare anche le collusioni mafia-politica – avviata dalla Procura distrettuale di Catanzaro guidata dal procuratore Nicola Gratteri.
Dichiarazioni allo stato coperte da omissis, quelle di Moscato, ma che potrebbero incrociarsi con quelle rese dall’altro collaboratore di giustizia di Vibo Valentia, ovvero l’ex boss emergente Andrea Mantella, il quale chiama direttamente in causa un politico vibonese di primo piano: l’ex consigliere regionale del Pd, già consigliere comunale e provinciale di Vibo Valentia, Pietro Giamborino. Sul suo nominativo cade infatti il segreto investigativo per quanto attiene una parte delle dichiarazioni di Mantella. Nel verbale di interrogatorio del 25 ottobre 2016 reso dal collaboratore dinanzi al pm della Dda, Camillo Falvo, ed ai carabinieri del Ros e del Nucleo Investigativo di Vibo Valentia, Mantella spiega di aver parlato a Roma con un personaggio di “peso” della ‘ndrangheta del Vibonese anche della vicenda riguardante “l’estorsione fatta ad un esercizio commerciale” di Vibo Valentia, sito “vicino alla caserma dei carabinieri” ed appartenente a tale “D’Angelo di Piscopio, la parruccheria – afferma il pentito – I tuoi capelli, la mia passione”, con chiaro riferimento al negozio di parrucchiere di Michele D’Angelo sito in via Jan Palach a Vibo Valentia. Il collaboratore Andrea Mantella svela quindi di aver fatto posizionare negli scorsi anni contro l’esercizio commerciale “una bomba da Onofrio Barbieri e Antonio Patania dei Bonavota” di Sant’Onofrio (Bonavota con cui Mantella era alleato). In «tale occasione – ricorda il collaboratore – venne Saverio Razionale a chiedermi, a titolo di favore, di lasciare in pace tale parrucchiere perché interessava a Pietro Giamborino, l’ex consigliere regionale, vecchio uomo d’onore con i Piscopisani. Razionale mi disse anche che sarei stato ricompensato».
Il nominativo del personaggio che avrebbe ricompensato Andrea Mantella per non portare avanti l’estorsione ai danni del parrucchiere è ancora coperto da segreto e quindi al momento non noto, ma dallo stesso verbale si apprende che tale persona era comunque «porta a porta con Giamborino – spiega Mantella – e si sarebbe aggiudicato l’appalto. Cosa che in realtà è poi avvenuta, grazie all’intermediazione di Razionale e Giamborino, quando furono impiegati i miei mezzi, come ho dichiarato in precedenza».
Il resto dell’interrogatorio di Andrea Mantella è ancora coperto da segreto, ma da altro interrogatorio reso il 26 ottobre 2016 si apprende che il collaboratore ha proceduto ad un riconoscimento fotografico di Pietro Giamborino, indicandolo questa volta come «uomo di ‘ndrangheta che è stato sponsorizzato per essere eletto, oltre che dai Piscopisani – ha aggiunto Mantella – da un po’ tutta la criminalità vibonese compreso Razionale Saverio», quest’ultimo già condannato con sentenza definitiva per associazione mafiosa quale boss della cosca Fiarè-Razionale di San Gregorio d’Ippona. In altra parte del verbale di interrogatorio, Andrea Mantella ha infine indicato anche “Fiore Giamborino, zio di Pietro Giamborino, l’ex consigliere regionale” come facente parte in passato del vecchio “locale di ‘ndrangheta dei Piscopisani”, riattivato fra il 2008 ed il 2009. Pietro Giamborino, 62 anni, di Piscopio, impiegato del Comune di Vibo Valentia e già consigliere regionale con la Margherita prima ed il Partito democratico poi, nonché ex assessore alla Provincia di Vibo, non risulta allo stato indagato nell’ambito dell’operazione “Rimpiazzo”.