È quanto emerge dal sondaggio di Euromedia. Tensioni sulle elezioni dei membri della Corte Costituzionale chiamata a pronunciarsi sulla legittimità del referendum abrogativo
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Sette italiani su dieci sono contrari all’autonomia differenziata. Fra gli elettori del centrodestra i più scettici sono proprio quelli che votano Forza Italia che notoriamente sono più numerosi al Sud. Questi i dati del sondaggio di Euromedia research condotto il 9 e 10 ottobre scorso.
Fra le motivazioni della contrarietà alla riforma al primo posto si colloca il rischio di mettere in discussione, in alcune aree del Paese, alcuni servizi essenziali, la sanità su tutti ma anche l’istruzione. Fra gli eventuali vantaggi c’è l’idea che l’autonomia porterebbe ad una maggiore responsabilizzazione delle classi dirigenti, soprattutto fra gli elettori del Sud. A questo però si accompagna anche il timore di un eccessivo potere dei presidenti di regione che potrebbero esercitarlo non sempre nella direzione del bene comune. C’è anche una buona fetta di intervistati, il 25%, che sostiene di non avere un’opinione.
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Il dato più interessante del sondaggio, però, indica che secondo un elettore su tre questo argomento potrebbe essere uno dei fattori di rischio per la stabilità del governo Meloni. In questa chiave si capiscono le tensioni che si stanno registrando sulla Corte Costituzionale e in particolare sull’elezione del nuovo membro della Consulta, rinviata già per otto volte perché la maggioranza non ha trovato i numeri per eleggere il costituzionalista Francesco Saverio Marini, il teorico del premierato, caro a Giorgia Meloni. Le schede bianche sono state 323, i voti dispersi 9, le schede nulle 10. Ottava fumata nera in 11 mesi da parte del Parlamento riunito in seduta comune.
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In questi giorni sui giornali è tutto un fiorire di interviste ad autorevoli costituzionalisti che denunciano il tentativo di lottizzare la Corte Costituzionale. Da Giuliano Amato in giù tutti avvertono del pericolo che un organo di garanzia diventi strumento politico del governo. Va infatti considerato che a dicembre scadono altri tre membri della Consulta che dovranno essere sostituiti dal Governo. Il perché è chiaro. La Corte deve decidere sull’ammissibilità del referendum abrogativo della Legge Calderoli. Il presidente della Corte Costituzionale, Augusto Barbera, ha infatti fissato per il 12 novembre la discussione sui ricorsi di legittimità costituzionale presentati da cinque regioni contro l’autonomia differenziata. Se arriverà una bocciatura sarà dura da far digerire alla Lega. Ma il vero problema sarà all’inizio del 2025 quando la Corte dovrebbe esprimersi sull’ammissibilità del referendum abrogativo della riforma Calderoli. Se darà il via libera, anche alla luce del sondaggio che abbiamo appena citato, il governo rischia davvero di saltare vista l’importanza politica che la Lega dà alla riforma e il patto di governo fra le forze del centrodestra che hanno messo ognuna una posta sul piatto: la Lega l’autonomia, FdI il premierato e Forza Italia la riforma della giustizia.