Si è generato un clima di veleni e sospetti all’interno della maggioranza che governa il Paese. A far scattare fibrillazioni, finora abbastanza sopite, nella coalizione è l’Autonomia differenziata. La fuga di notizie, se così si può definire, dell’ufficio tecnico del Senato che su Linkedin ha sostanzialmente bocciato il decreto Calderoli, avvisando dei pericoli che può comportare all’unità del Paese, ha fatto andare su tutte le furie la Lega.

Calderoli ha subito tuonato contro la burocrazia centrale che ha paura di perdere pezzi di potere. Il non detto è che la pubblicazione di queste considerazioni dell’ufficio Bilancio del Senato, che Calderoli bolla come ipotetiche e non oggettive, non sia frutto del caso, ma della solita “manina” che ha voluto avvelenare i pozzi. D’altronde tutti sanno che gli uffici di Palazzo Madama sono molto attenti agli input del Presidente Ignazio La Russa, così come i più esperti frequentatori di quei palazzi sanno che il servizio Bilancio è uno dei feudi di Renato Loiero, fedelissimo della Meloni.

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Insomma tutti gli indizi portano proprio a Via della Scrofa. D’altronde mentre la Lega ha alzato le barricate dopo la fuga di notizie, quelli di Fratelli d’Italia ne hanno approfittato per dire che forse è meglio ragionarci un po’ su. Parole che Salvini non vuole nemmeno sentire perché il suo obiettivo dichiarato è quello di portare a casa la riforma entro le Europee della prossima primavera. L’Autonomia è provvedimento bandiera del Carroccio e portarlo all’incasso elettorale è la fissazione del suo leader. Che non è il solo ad essersi adombrato per quanto accaduto.

Il più arrabbiato di tutti è il Governatore del Veneto, Luca Zaia, che stamattina a “La Stampa” ha rilasciato una lunga intervista nella quale ha detto cose di questo tipo «L'accordo sull’autonomia è uno dei pilastri di questa maggioranza insieme al presidenzialismo e altre riforme. Se dovesse venire meno l’autonomia verrebbe meno la ragione sociale della maggioranza». No autonomia, no party dice Luca Zaia che però nelle sue parole individua proprio il nocciolo del problema. Fratelli d’Italia ha nell’unità della Nazione il fondamento della propria visione del Paese; ha accettato di inserire l’autonomia nel programma di Governo solo in cambio di una concessione sul presidenzialismo. Ma come conciliare due visioni così lontane è davvero un mistero che appartiene all’alchimia istituzionale.

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La Meloni di certo non ha nessuna intenzione di offrire un vantaggio competitivo così importante alla Lega per maggio 2024 e così si spiegano i veleni interni nella maggioranza che si stanno riverberando anche in commissione Affari Istituzionali del Senato. Qui il presidente è un altro fedelissimo della Meloni, Alberto Balboni, che ha preso la cosa con la giusta calma programmando una serie molto cospicua di audizioni, a partire da tutti i presidenti delle Regioni. Un tentativo per qualcuno di prendere tempo e rinviare l’arrivo in aula del Ddl Calderoli. Magari nel frattempo alla Meloni riuscirà anche di modificare l’attuale assetto della coalizione. Il giochino però è stato scoperto dagli alleati della Lega che iniziano ad essere nervosi e minacciano battaglia su altri dossier a cui la premier tiene di più. In tutto questo Forza Italia assiste abbastanza sott’acqua a questo scontro sotterraneo. D’altronde la questione dell’autonomia non fa propriamente parte del Dna politico degli Azzurri.

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Fatta eccezione invece per Roberto Occhiuto che si è sempre dimostrato pronto al dialogo sul tema. Non a caso è stato forse l’unico presidente di regione del Sud che ha ospitato Calderoli e anche la sua azione amministrativa tradisce una nuova visione della Regione, che in questi mesi ha svolto sempre meno un ruolo legislativo e di controllo e sempre più, in diversi ambiti, il ruolo di gestione diretta. Con buona pace del liberismo che era uno dei pilastri ideologici di Forza Italia.