Spintoni, pugni, calci, gesti che rimandano alla Decima Mas. Non è il Fight club ma la Camera dei Deputati che ieri era chiamata ad approvare il Ddl Calderoli sull’autonomia differenziata. Il dibattito si è trasformato in una mega-rissa finita con il deputato grillino Leonardo Donno portato via dai paramedici in sedia a rotelle. Proprio il deputato del M5s ha acceso la scintilla quando, durante il dibattito, si è diretto verso il ministro Roberto Calderoli per fasciarlo con una bandiera tricolore.

I commessi della Camera sono intervenuti subito per bloccare il gesto ma, dietro di loro, sono intervenuti anche deputati del centrodestra che sono passati alle vie di fatto. Anche due calabresi sono stati protagonisti di questo frizzante dibattito con il deputato leghista Domenico Frugiuele che mentre le opposizioni cantavano Inno di Mameli e poi Bella Ciao ha mimato il gesto della Decima. Il deputato si è giustificato dicendo di non aver mimato la Decima in stile Vannacci ma fatto solo il simbolo di X Factor per protestare contro le opposizioni che intonavano Bella Ciao. «È tutto molto strano, è questo mondo del politicamente corretto per il quale si può cantare Bella ciao in Aula alla Camera e non si può dire magari che questa canzone non è condivisa e non piace - replica lui -. E qualcuno può fare pure un gesto, surclassato dalle voci, per dire "no, non mi piace". Questa cosa viene fraintesa perché non si può fare un gesto...»

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Dall’altro lato del campo si è distinto il dem Nico Stumpo che per arricchire la discussione ha pensato bene di lanciare una sedia. Entrambi sono stati espulsi dall’aula dal presidente della Camera A Fontana dopo aver sospeso la seduta e aver acquisito le immagini. Una sorta di Var insomma. «Chiedo scusa per il mio atteggiamento di ieri, per aver fatto qualcosa che non andava fatto ma lo stesso andrebbe fatto anche da chi ha fatto cose peggiori come aggredire un collega e lasciarlo a terra». Lo ha detto il deputato del Pd Nico Stumpo intervenendo in Aula alla Camera, in riferimento al lancio di una sedia fatto a fine seduta di ieri. «Io chiedo scusa all'aula, a lei, ai colleghi ma questo stesso atteggiamento andrebbe fatto da chi ha avuto un atteggiamento ben peggiore del mio».

Autonomia differenziata, il dibattito continua

Il “dibattito” sull’autonomia differenziata è ripreso da stamane con le opposizioni che si sono iscritte in massa a parlare per ostruzionismo parlamentare. A partire dalla redazione del verbale di ieri sul quale hanno sollevato una questione contestando quanto risulta nel resoconto di ieri, ovvero il termine generico di 'disordini' a proposito della rissa (chiedono che si metta agli atti 'aggressione') ma anche il fatto che si scriva che l'onorevole Donno si è avvicinato in maniera 'veemente' con il tricolore a Calderoli.

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Una testimonianza dell’alta tensione che esiste su un provvedimento divisivo come l’autonomia differenziata e una raffigurazione plastica di come una riforma simile spacchi letteralmente a metà il Paese. Non solo ma secondo le cronache spacca anche la maggioranza di Governo. Ieri Forza Italia ha voluto celebrare il risultato elettorale delle ultime europee ma l’incontro si è trasformato in uno scontro fra Roberto Occhiuto e il leader Antonio Tajani. Oggetto ancora una volta l’autonomia differenziata. Il presidente della giunta regionale calabrese ha chiesto al partito di frenare sulla riforma che è difficile da far digerire ai meridionali e quindi potrebbe essere dannosa in vista dei prossimi appuntamenti elettorali, a partire dalle regionali del 2025.

«Durante la campagna elettorale ho girato molti Comuni della Calabria per chiedere di votare Forza Italia – ha aggiunto – il tema dell’autonomia può essere molto pericoloso soprattutto in vista delle elezioni regionali del 2025». E ancora: «C’è una parte di Forza Italia, propositiva, che fa riferimento al Sud, che non può essere ignorata», ha concluso Occhiuto. «Si può guadagnare tempo, ma dubito che si possa frenare tutto – ha risposto il vicepremier – la Lega è in difficoltà e ho paura che poi Salvini faccia casino. Cercheremo di ottenere più voti possibili sulla definizione dei Lep», ha tagliato corto In molti dicono che l’autonomia è una scusa, la partita è altra ovvero la leadership del partito che Occhiuto vorrebbe contendere Tajani. Un segnale lo ha già mandato facendo arrivare in Calabria prima del leader del partito la sua candidata Giusi Princi. Operazione tanto ambiziosa quanto difficile visti i risultati delle Europee che hanno visto il successo degli Azzurri in tante zone del Paese. Un successo insperato che ha fatto guadagnare a Tajani anche la benevolenza della famiglia Berlusconi. Il Fight club, insomma, continua.