I malumori all’interno del Pd renziano sono sempre più forti, man mano che i risultati elettorali bocciano l’ex premier. La tornata amministrativa si è chiusa come peggio non si poteva per i democrat, sia in Italia che in Calabria, e le tensioni sono sempre più esasperate.

Anche dove non te le aspetti. Ad esempio a Reggio Calabria, unico capoluogo di Provincia della Regione rimasto in mano al Pd e con il sindaco Giuseppe Falcomatà vicinissimo a Renzi, almeno fino al momento dell’ormai celebre passeggiata sul lungomare.

 

Poi qualcosa tra i due si è rotto (o è stato rotto suggeriscono i più esperti conoscitori di cose Pd) e Renzi, dopo aver per lungo tempo pensato di nominare il sindaco nella segreteria nazionale, ha poi scelto l’assessore alla legalità Angela Marcianò.

Proprio quell’esponente della giunta comunale con il quale Falcomatà aveva avuto spesso frizioni nel recente passato, seppure sempre smentite da una parte e dall’altra. La Marcianò entra nell’esecutivo come “tecnico”, proveniente dal mondo accademico. La sua indicazione in segreteria nazionale ha lasciato tutti di stucco, ed è sembrata “punitiva” nei confronti del primo cittadino e, comunque, del Pd calabrese che evidentemente non aveva un esponente iscritto in grado di poter ricoprire il ruolo.

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Angela Marcianò, infatti, è stata scelta senza essere neanche in possesso della tessera del Pd, come la stessa ha avuto modo di spiegare in un’intervista a “Repubblica” che sta impazzando sui social network. Nella stessa intervista la Marcianò, come fosse un vanto, dice di non fare distinzioni tra destra e sinistra: «dirsi di destra o di sinistra oggi è anacronistico», afferma rispondendo al giornalista che le chiedeva se rispondessero al vero i suoi presunti trascorsi da elettrice di destra.

Abbastanza per attirarsi gli sberleffi di mezza Italia Pd sui social compresi quelli di diversi parlamentari. Elisa Simoni, ad esempio, l’ha invitata a prendere la tessera del partito che guida piuttosto che a vantarsi di non averla.

 

La senatrice Erica D’Adda su facebook è lapidaria: «Angela Marcianò sarà anche brava, ma entra in segreteria nazionale senza tessera e se ne vanta – alla faccia dei nostri iscritti a tutti i livelli (…) non vede la differenza tra la destra e la sinistra, quindi votare a destra o a sinistra dipende dagli umori. Saranno felici gli iscritti di saperlo e gli elettori pure».

Proprio in contemporanea a questi accadimenti, si scopre che il Comune ha disposto la rotazione di due dei dirigenti dell’assessorato della Marcianò e in tanti hanno visto nell’azione una sorta di vendetta del sindaco. Da palazzo San Giorgio hanno spiegato che si tratta solo di normali avvicendamenti.

 

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Un bell’avvitarsi del dibattito, insomma, intorno agli intenti rottamatori di Renzi che sta finendo per rottamare anche se stesso e alle grigie vicende burocratiche interne ad un assessorato, forse sintomo di un feeling mai nato tra il sindaco e il suo assessore che tanto piace alla destra scopellitiana. O forse dell’ennesima guerra tra correnti che sta riducendo il partito al lumicino, come dimostrato dalle sconfitte elettorali rimediate a Crotone, Lamezia, Vibo, Cosenza e Catanzaro in appena due anni.

Il tutto mentre la sede reggina dell’Agenzia Nazionale dei Beni Confiscati è stata declassata a sede periferica dal Senato della Repubblica su proposta del Pd e il futuro dell’aeroporto dello Stretto continua ad essere nebuloso, nonostante le mirabilie promesse da Delrio e De Vincenti.

Al netto delle polemiche, dunque, sembra che il Pd, a tutti i livelli, abbia deciso a tavolino una strategia per arrivare all’implosione. Pronto a riconsegnare il governo del Paese e della Regione alle destre.

 

 Riccardo Tripepi