Nel giorno in cui è in corso un'altra interpartitica, forse al pari di ieri particolarmente animata, dello schieramento donatiano, che potrebbe anche perdere pezzi importanti se non si troverà una certa quadra, la reunion dello zoccolo duro del centrodestra catanzarese, meno la componente aielliana-espositiana che sta con Valerio Donato, potrebbe di nuovo prendere forma sotto le insegne del candidato a sindaco Antonello Talerico.

E del resto sui social lo chiedono e auspicano in parecchi, anche se avrebbe del clamoroso. Eppure le condizioni per rivedere insieme Mimmo Tallini e Sergio Abramo, soprattutto, ma anche Wanda Ferro e, diciamo così, la new entry Antonio Montuoro è una suggestione tutt'altro che campata in aria.

È bene precisare, però, che gli ultimi due maggiorenti locali citati ovvero in primis la parlamentare, così come il neo-consigliere regionale, pur appartenendo entrambi a Fratelli d'Italia vorrebbero andare "a tutto gas" nella direzione donatiana salvo non poterlo ancora fare (e magari neppure potendo in futuro) a causa della finora ferma contrarietà della loro leader Giorgia Meloni all'apparentamento di Fdi con un aspirante primo cittadino dichiaratamente di sinistra.

Un veto che allo stato appare insormontabile, ma chissà se rimarrà tale. Comunque sia, se il niet meloniano dovesse permanere, a Ferro e Montuoro resterebbe il cerino in mano vale a dire la patata bollente della strada da imboccare in vista delle Comunali 2022. A riguardo c'è chi ipotizza che andranno da soli, però anche quanti immaginano o sperano in una virata verso Talerico. Un possibile successore di Abramo che potrebbe dunque compiere il prodigio di rimettere insieme proprio lo stesso sindaco uscente e il suo vecchio e grande sponsor politico Tallini.

Due che in passato si sono tanto amati, ma che negli ultimi anni hanno avuto un rapporto assimilabile a quello attuale fra Giuseppe Conte e Matteo Renzi, i quali si stanno facendo una guerra aperta. Ma a (ri)unirli potrebbero essere le "porte in faccia" ricevute da Donato che ha detto di non volerli in coalizione con una nettezza persino insolita per i modi felpati del prof; la volontà di restare in campo da protagonisti malgrado di recente (ma per ragioni alquanto diverse) non abbiano passato momenti felici e, soprattutto, il condiviso spirito di rivalsa nei confronti dei vertici e degli esponenti di Forza Italia da cui hanno ricevuto solo amare sorprese. Chiedere per informazioni a un Abramo prima desideroso di fare il governatore del centrodestra e del partito del Cav e poi almeno di essere "ripescato" quale assessore esterno in quota Coraggio Italia nella giunta regionale guidata dal forzista Roberto Occhiuto.

Ma niente da fare, né prima né poi. Ecco allora come tanto per il primo cittadino quanto, per motivi differenti, per Tallini il plenipotenziario capo di Fi Calabria Giuseppe Mangialavori non sia certo in cima all'indice di gradimento. Aspetto non comune però a Montuoro e, soprattutto, Ferro. Rispetto a cui subito dopo l'elezione alla Camera del 2018 si parlò di un consistente decisivo aiuto in termini di consenso ricevuto proprio dal senatore Mangialavori sebbene militassero e fossero candidati in due partiti diversi seppur alleati in una coalizione insieme anche alla Lega.

Ferro, infatti, decise allora di proporsi all'elettorato in un collegio che abbracciava il vibonese e parte della fascia ionica catanzarese in cui peraltro i 5S non sfondarono in virtù del buon risultato (anche se inutile ai fini dell'elezione) conseguito dall'allora esponente del Pd Brunello Censore. Ma l'ipotesi del determinante appoggio ricevuto da Mangialavori, che dal canto suo era in corsa per Palazzo Madama e quindi non per Montecitorio come Ferro, è sempre stata bollata dalla diretta interessata alla stregua di una ricostruzione fantasiosa e priva di fondamento.

Al di là di ogni considerazione, tuttavia, resta una possibilità suggestiva, quella di (ri)vedere insieme Abramo, Tallini e forse Ferro, oltreché Claudio Parente pronti a dar manforte a Talerico.