Apprendiamo ancora una volta che la sorte dell’attuale Consiglio regionale dipenderebbe dal Referendum che Forza Italia oramai da settimane ha annunciato
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Apprendiamo ancora una volta, alla vigilia del parto dell’esecutivo completo, che la sorte dell’attuale Consiglio regionale dipenderebbe dal Referendum che Forza Italia oramai da settimane ha annunciato chiedendo, per bocca della sua coordinatrice regionale, Jole Santelli, la collaborazione del Nuovo centrodestra, che lo ricordiamo, a palazzo Campanella siede con i berlusconiani legati agli ex scopellitiani, tra i banchi dell’opposizione. Il “niet” alla coordinatrice Santelli è arrivato senza se e senza ma, dal senatore e vice coordinatore regionale vicario del Nuovo centrodestra, Giovanni Bilardi, che ha spiegato le motivazioni in una nota di cui riportiamo uno spezzone. “Ncd non firmerà la richiesta di referendum in quanto riteniamo sbagliato far spendere soldi ai calabresi su una materia cui sono francamente disinteressati e con il solo scopo di fare ostruzionismo. Non è così, a nostro avviso, che si fa opposizione. Se gli amici della minoranza ritengono che le modifiche apportate allo Statuto possano essere incostituzionali inviino una nota dettagliata e motivata al Ministero delle Regioni chiedendo l’impugnativa. Il nostro scopo non è quello di impedire a Oliverio di governare ma di verificare la sua capacità di governo”. A parte la linearità del Nuovo centrodestra che sa bene che ad approvare quella legge elettorale non è stata la maggioranza guidata dal governatore democrat, bensì, il fattaccio risale al dopo dimissioni del governatore Peppe Scopelliti per i fatti noti, e che nessuno, ma proprio nessuno, dei più che oggi siedono dalla parte opposta può oggi smentire quanto fatto mettere nero su bianco poco più di un anno fa. Dove sta il tentativo di “ammuina?”. Evitare l’entrata di assessori esterni, almeno, così rispondono gli osservatori politici. Se le firme ci sono, come dicono i Nostri, e noi vogliamo crederci, allontanando l’idea del ricorso all’utopistica idea di coinvolgere 40mila cittadini firmatari, alla luce degli esiti della consultazione di novembre, nessuno andrebbe a casa, ma il presidente dell’esecutivo dovrebbe chiamare gli assessori secondo le trascorse regole. Nulla di più. Detto questo, la domanda è una: “I sette firmatari andranno fino in fondo o la proposta referendaria che, a parte i costi, tanto entusiasma chi scrive, continuerà a essere un altro motivo per far dormire non su sette, ma su quattordici cuscini Oliverio e company?”. Le scommesse sono aperte.
Francesca Gabriele