Si torna a discutere in ambito nazionale dell’esito dell’inchiesta Lande Desolate, quella in cui sul finire del 2018 si era arrivati a chiedere l’arresto dell’allora presidente della Regione, Mario Oliverio, ed è lo stesso protagonista della vicenda che accetta di parlarne. Dopo la puntata della trasmissione di La7, Di Martedì, in cui il caso è stato affrontato, il candidato di un pezzo del centrosinistra calabrese risponde ad una nostra domanda, chiarendo di aver «visto la registrazione della puntata». «La mia vicenda è clamorosa, fa scuola», dice amareggiato Oliverio che rilancia la notizia di questi giorni ovvero che «la procura di Catanzaro non ha voluto opporsi al pronunciamento del giudice che mi ha assolto con formula ampia».

Il candidato, però, ripercorre l’esito politico di quella storia. «Ci sono ferite personali che nessuna sentenza può rimarginare – sottolinea – ma soprattutto una ferita per la Calabria, perchè siamo davanti a fatti che hanno cambiato il corso della storia perché quella inchiesta, che si è basata su quello che poi è stato certificato come errore grave, mi ha impedito di candidarmi, con la strumentalizzazione operata dal mio partito, un Pd debole e ormai subalterno a questa vulgata giustizialista che io non condivido perché penso che bisogna sempre entrare nel merito».